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=== Antonello Branca === di Steve Della Casa La storia di Antonello Branca è attraversata dalla sua straordinaria capacità di raccontare storie. Può sembrare paradossale, ma il cinema di Antonello Branca rappresenta il massimo di avventure che il documentario degli anni Settanta ha saputo esprimere. Ma andiamo con ordine. Branca ha lavorato nel documentario a partire dagli anni Sessanta e si è sempre distinto per il professionismo artigianale con il quale svolgeva il proprio lavoro, Per professionismo intendiamo un modo di concepire il documentario, che è sempre caratterizzato da una linea editoriale molto attenta a citare le fonti, a verificarle, a privilegiare numeri delle inchieste alle frasi ad effetto. Ma è professionismo anche la grande attenzione che Branca ripone nel fatto che i suoi film abbiano un produttore e un distributore, abbiano cioè la dignità di film e la visibilità di un pubblico. E la visibilità viene data dal fatto di lavorare per la Rai. Branca non è il solo regista di area militante che lavora per la televisione di stato (basta citare, ad esempio, l’esperienza di Romano Frassa) ma è quello che lo fa con maggiore continuità e con un raggio d’azione che in tanti anni lo farà impegnare dal documentario sociale all'inchiesta giornalistica, dal programma per ragazzi alle serie educational. Questo incrocio tra il cinema di Branca e la nostra televisione è una chiave di lettura molto importante per l'insieme del suo lavoro. Spiega ad esempio l'estrema semplicità e l'ampia documentazione che Branca mette sempre in campo per tutti i temi che affronta. Beninteso: non fa nessuna concessione sul piano politico (i suoi film sono sempre molto coerenti con le sue scelte di campo) ma cerca sempre di usare un linguaggio semplice e intelligibile, di spiegare tutto e, come dicevamo prima, di citare sempre fonti oggettive. Ma c'è anche un'estetica che sottende il cinema di Antonello Branca. È un’estetica fondata sull'incrocio tra sonoro e montaggio, che è particolarmente visibile nel suo tocco di modernità proprio all'interno dei suoi film girati in America. Un montaggio nervoso, un sonoro pieno di suggestioni. Paradossalmente, ricorda alcune soluzioni di Roger Corman e del suo giovane montatore, sia esso Monte Hellman o Martin Scorsese o Francis Ford Coppola (tre nomi che, come è noto, hanno mosso i loro primi passi proprio insieme al regista più inventivo degli anni Sessanta americani, insieme ovviamente a John Cassavetes). In questo senso, il cinema di Branca non è solo figlio di quelle ventate di rottura politica e sociale che attraversa in tutto il mondo tutti gli anni Sessanta, ma è anche fratello di tutte le innovazioni e le sperimentazioni che cambiano il modo di raccontare e di comunicare. Quindi, un documentario a tesi politica sostenuto da un modo di raccontare che non vuole mai essere piatto e piegato al fatto di dover sostenere per l'appunto una tesi. In questo senso, il cinema di Branca è un cinema militante che va oltre i difetti del cinema militante pur avendone i pregi. E, come sappiamo, non è poco. I temi che Branca ha affrontato nel suo cinema sono i più diversi, però è evidente che alcuni lo hanno affascinato di più. I bambini, ad esempio, oppure l'America. E in questa breve selezione con la quale Anteprima gli rende omaggio possiamo non a caso vedere l'America della contestazione e l'Italia che dopo pochi anni passa dalla grande speranza alla delusione più cocente, come testimoniano due bambini da poco cresciuti che vivono con la droga una vera e propria discesa dentro gli inferi della normalizzazione e della caduta dei propri sogni. Pochi anni separano le pantere nere dagli occhi intensi di Filomena e Antonio che vivono in una Milano diventata contemporaneamente da bere e da pere. E quel trascorso quasi impercettibile di tempo che sa diventare capacità di cogliere da subito i cambiamenti è la prova di quanto riesca davvero a fare Antonello Branca, narratore attento di quegli anni tumultuosi. '''Antonello Branca''' è stato uno dei documentaristi italiani più significativi degli anni 60/70. Nato a Roma il 15 maggio 1935, è fotografo în Kenia a soli 24 anni, poi corrispondente da Londra per l'Agenzia Italia, dove inizia il suo percorso di documentarista. L'esordio è un reportage “diverso”: Aria di Londra (1961). Per quattro anni collabora con TV7, il programma d'informazione “cult” della seconda rete. IL suo servizio sul Vajont (1963), per primo denuncia le responsabilità umane del disastro. Il regista viene messo all'indice e allontanato per un lungo periodo dal programma. Nel 1965, Mastroianni si racconta ad Antonello, che lo segue per mesi nelle sue attività. Il ritratto è completato da quanti hanno lavorato con lui: Vasco Pratolini, Federico Fellini, Giulietta Masina, Valerio Zurlini, Pietro Germi, Luchino Visconti, Jeanne Moreau, Sophia Loren. Nel 1966 si trasferisce negli Stati Uniti, danno vita ad un ricchissimo percorso di documentazione. In What's happening ? (1967, Coppa Agis al Festival dei Popoli di Firenze del 1967), Robert Rauschenberg, Roy Lichtenstein, Allen Ginsberg, Andy Warhol, Fred Mgubgub, Marie Benois raccontano la loro America, la Pop Art e la Beat Generation. Nel 1968 gira California, un documento in tre puntate sullo stato più dinamico dell'Unione. Una canzone di Elaine Brown Seize the time ispira il titolo del film sul Black Panther Party (1970), un lungometraggio costruito con le Pantere Nere sulle condizioni di vita dei neri americani, la repressione, la resistenza organizzata del movimento. Seize the time vince il premio di qualità Ministero Turismo e Spettacolo al Festival di Pesaro del 1970. Nell'89 inizia una ricerca sul rapporto tra guerra e tecnologia che durerà quattro anni. Centinaia di interviste, la collaborazione di studiosi come David S. Landes, Nathan Rosemberg, l'apporto degli scienziati che costruirono la bomba A, hanno permesso di dare vita ad una trilogia, Guerra e tecnologia, che documenta il rapporto tra gli apparati militari e lo sviluppo economico degli Stati Uniti, dalla nascita dello stato americano, alla fine del ‘700, fino alla guerra del golfo del 1991. Negli ultimi anni aveva iniziato a lavorare ad un progetto ambizioso: una storia “alternativa” degli Stati Uniti, di cui ci resta un articolato lavoro su La grande depressione. La morte del regista interrompe questo percorso di ricerca il 25 giugno 2002. Tra i suoi lavori: La garrota, Un italiano guarda Londra (1961), Gli scopai di Cicognara, Le formiche del Gargano, La grande disputa, J.F.Kennedy: l'America degli anni ‘60 (1963), Intervista allo Scià di Persia, Le debuttanti (1964), Federico Fellini: regista (1965), I pionieri del deserto, Piena estate, Giorgio Strehler (1966), Vivere sani (1967), Los Angeles una città in automobile, California: il laboratorio del futuro (1968), La macchina del tempo (1969), Ai cancelli della Fiat (1972), La Banca d'America (1981), Scusi lei è di sinistra? (1982), Mi chiamo Rigoberta Menchù, L'acqua tra cielo e terra, Bonaventura e la tarantola (1985), T. Bone Pickens: P. come Profitto, Miami, la porta d'oro (1986), Autostrade S.P.A. (1988), L'economia del Pentagono, La guerra del petrolio, L'alba dell'era atomica (1993), L'anticittà, Lavorare a Roma, Cinecittà (1999), Basilicata, Abruzzo, Molise, Il New Deal di Roosvelt (2000). Nel 2003 nasce l'Associazione Culturale Antonello Branca. Il suo intento è quello di recuperare e preservare la straordinaria produzione dell'autore. Ma non soltanto la sua. ACAB si propone di contribuire alla salvaguardia del patrimonio di idee ed esperienze che tanti autori, come Branca, hanno profuso nei racconti del sociale e che costituiscono una ricchezza insostituibile non solo per i contenuti, ma per il modo di raccontare il mondo e di fare “cinema”. * [[Voglio essere un cantante]] (1964) di Antonello Branca * [[Storia di Filomena e Antonio: gli anni ‘70 e la droga a Milano]] di Antonello Branca * [[Cartoline da Napoli]] (1977) di Antonello Branca
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