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== Mestieri del cinema == === Giuseppe Cederna, attore === Giuseppe (edema é nato a Roma nel 1957, è attore di cinema e teatro. In cinema ha lavorato, tra gli altri, con Bellocchio, Monicelli, Comencini, Scola, i fratelli Taviani e Gabriele Salvatores. Alcuni film: Marrakech Express e Mediterraneo, di Gabriele Salvatores, Italia Germanio 4-3 di Andrea Barzini, Il partigiano Johnny di Guido Chiesa, El Alamein di Enzo Monteleone. È apparso nell'ultima serie di Distretto di Polizia. In teatro ricordiamo Amodeus di P. Shaffer con Umberto Orsini, Il giardino dei ciliegi di Anton Cechov regia di Gabriele Lavia, Lo Febbre di Wallace Shawn, Tocalabala! Il racconto del caldo, Il giro del mondo in settantasette minuti, Lennon & John. Da alcuni anni scrive storie di viaggi per diversi giornali e riviste tra cui l'Espresso, Gente Viaggi, la Repubblica, I meridiani. Ha da poco pubblicato da Feltrinelli il suo primo libro Il Grande Viaggio la storia di un pellegrinaggio alle sorgenti del Gange. Un viaggio di iniziazione alla bellezza, all'unicità della natura, alla condivisione della gioia, e al dolore. ==== Il cinema, il viaggio e la scrittura. ==== È grazie al viaggio, alle strade, alle tournée teatrali e cinematografiche che ho iniziato a scrivere. Mi piace scrivere in movimento. Scrivo in treno, sugli autobus, sui treni, sulle navi e sugli aerei. Ho iniziato a viaggiare per lavoro. Poi è stato il viaggio a scegliere per me. Nel 1988 grazie a Marrakech Express ho sfiorato per la prima volta il deserto. Negli anni seguenti ho avuto la fortuna di conoscerlo meglio grazie ad un maestro: Pietro Laureano, inviato dell'Unesco, architetto, scrittore e studioso di oasi e zone aride. Con lui sono stato più volte in Algeria, nello Yemen fino all' Oceano Indiano. Poi è stata la volta del Mediterraneo, in cui sono tornato più volte per scrivere e raccogliere la memoria degli abitanti dell'isola di Kastellorizo nel dodecaneso orientale. Nel 1992 ho cominciato a collaborare con AMREF (African medical and research foundation) la più importante Ong dell'Africa orientale. Come testimone di AMREF ho viaggiato in Kenia, Sudan e Somalia realizzando un breve documentario. Un viaggio difficile e doloroso nella guerra civile, tra campi profughi e scorte armate. Un brutto viaggio che mi ha aperto gli occhi. Per i tre anni successivi ho portato in tournee La febbre, il monologo dello scrittore newyorkese Wallace Shawn. Grazie all'impatto emotivo dello spettacolo e al vasto pubblico di alcune apparizioni televisive abbiamo raccolto fondi per nuovi progetti di AMREF. Con La febbre è iniziata la mia collaborazione con Giuseppe Baresi che ne ha realizzato un video/film. Un giorno di giugno del 1995 il velista Giovanni Soldini di ritorno dal giro del mondo in solitaria mi ha raccolto nel porto di Fayal alle Azzorre e mi ha dato un passaggio fino a Cadice. Con il fotografo Alberto Novelli ho ripercorso le tracce di tre prigionieri italiani fuggiti nel 1941 da un campo di concentramento inglese per scalare il monte Kenia. Un impresa folle e magnifica, resa famosa dal libro Picnic on Mount Kenia. Forse per merito dei miei bisnonni originari della Valtellina, Himalaya e le sue alte vie di commerci, scambi e pellegrinaggi ha cominciato ad attrarmi sempre di più. Ho camminato in Nepal, in Ladakh, in Himachal Pradesh e in Garhwal tra gli Hills Himalayani. Il mio libro racconta uno di questi viaggi. Un viaggio "grande e terribile". Mentre salivo con alcuni amici tra le montagne dell'Himalaya, Paola Biocca, una carissima amica e compagna di viaggi, cadeva con un aereo dell'ONU sulle montagne del Kosovo. Era il portavoce italiano del World Food Programme e dopo la sua missione a Pristina avrebbe dovuto raggiungerci a Delhi. Senza saperlo siamo stati scelti per accompagnarla nel suo ultimo viaggio a Devprayag, "la confluenza del Dio", dove il Gange riceve il suo nome prima di affrontare le grandi pianure. '''Giuseppe Baresi''' (Milano 1960) Filmaker-ricercatore-produttore indipendente. Di formazione artistica, lavora dal 1982 come regista e direttore della fotografia. I suoi film e video, spesso al confine tra documentario e videoarte, trattano poeticamente i temi dello spazio e del viaggio. Vanta una ricchissima filmografia, frutto di numerose collaborazioni: da quella con Studio Azzurro, a quella con la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Particolare importante l'incontro con Marco Paolini con cui collabora per le versioni video-televisive di molti suoi spettacoli. Nel 1994 l'incontro con Giuseppe (edema che dà vita al video-film La Febbre, dall'omonimo testo di Wallace Shawn. Collaborazione che prosegue ancora con la realizzazione di un video-reportage di viaggio. Insegna presso l'Accademia di Belle Arti di Brera- Dipartimento Arte e Media e tiene dei corsi e Master per la Scuola di Cinema Televisione e Nuovi Media di Milano. === Michel Chion === '''Incontro con Michel Chion''' di Sandra Lischi A rendere unica, nel panorama internazionale degli studi sul cinema, la figura di Michel Chion è la compresenza, in lui, di competenze e creatività diverse: non tanto l'essere assieme autore e critico - questa, nella storia del gruppo raccolto intorno ai "Cahiers du Cinéma", non è una novità - quanto il fondere passione e conoscenza del cinema con competenze anche tecnico-scientifiche sulla musica e in generale sul suono; l'essere un teorico dell'audiovisione e un musicista, un critico cinematografico e uno studioso della musica nell'epoca della sua riproducibilità tecnica, un film-maker e un osservatore delle metamorfosi del suono nelle forme attuali di cultura informatica diffusa, un "ascoltatore" e un artista. Michel Chion si è formato alla scuola della musica concreta di Pierre Schaeffer, a Parigi, negli anni immediatamente successivi al "maggio francese": anni densi di stimoli, di provocazioni intellettuali, di tentativi di dialoghi sociali e culturali prima impensabili. Musica concreta, musica che esiste solo "fissata su supporto", registrata. Acusmatica, secondo un termine che Chion più tardi applicherà alla voce (di cui non vediamo la fonte) nel cinema. Musica che considera i suoni come oggetti da modellare, oggetti concreti quindi, siano essi il brano di una sinfonia classica o uno dei tanti rumori della vita quotidiana. Questa formazione - che ne farà in seguito, e tuttora, un raffinato compositore - influisce beneficamente sul suo approccio, consapevole e competente, alle diverse problematiche dell'audio-visione. lo studio delle configurazioni della voce nel cinema; e poi del suono in generale; e della parola; fino alla "summa" di tutte queste ricerche, col fondamentale testo L'audiovisione. Suono e immagine nel cinema, una sorta di mappa del rapporto suono immagine che, partendo dalla constatazione che "non si sente la stessa cosa quando si vede; non si vede la stessa cosa quando si sente" va a stanare e a definire l'estesissima gamma di possibilità di relazioni fra la parte visiva del film e la parte sonora del film (Chion è contrario all'uso del termine "colonna sonora", allo stesso tempo troppo generico e troppo riduttivo, ma soprattutto viziato dall'idea di una possibile separatezza e autonomia del suono rispetto all'immagine e viceversa). Come musicista, Chion tiene a ribadire con grande fermezza la distanza che corre fra la scuola di Schaeffer e le provocazioni performative del "Fluxus", la teoriuazione dell'effimero e dell'opera aperta, anche l'eredità dei futuristi-rumoristi. C'è infatti nel suo approccio una impostazione classica (si pensi alla rivisitazione del Requiem, della Messa in latino), l'idea di costruzione di opere concluse e che aspirano alla durata, assolutamente non effimere; inserite nel contesto delle poetiche e dalle ricerche delle avanguardie musicali del Novecento, spesso mescolate felicemente con la classicità. Un'aspirazione di Chion musicista e cineasta è l'intelligenza del nuovo intrecciata alla capacità di suscitare emozioni, lucidità e pietas, distanza e vicinanza. Così, nel rivisitare oggi il rituale antico della Messa, compone nel video La Messe de terre un affresco potente della vita dell'uomo sul pianeta: una messa terrena, di terra appunto, fatta di transiti e incroci, di suoni mescolati, musiche, lingue antiche e moderne; e nel presentare il video al pubblico lo trasforma in una performance dal vivo, alterando o amplificando i suoni, aggiungendo interventi vocali. Questa libertà compositiva ispirata sempre a una "classicità moderna" permea anche l'approccio di Chion allo studio del cinema. Oltre ai libri specificamente incentrati sul rapporto suono-immagine, Chion ha dedicato importanti monografie a Lynch, Tati, Kubrick, alla sceneggiatura, ai mestieri e alle tecniche del cinema. Ma la sua bibliografia è ricchissima anche di interventi su riviste (fra cui la preziosa "Bref') o in volumi collettivi e cataloghi da cui scaturisce una curiosità e una passione profonda per tutto il cinema, così come per le forme nuove che il cinema va assumendo. Chion riesce ad amare contemporaneamente gli Straub e Titanic, Sergio Leone, Visconti, Chaplin, Fellini e Antonioni, La vita è bella, Hitchcock e Bresson ..... Sulla scia della "politica degli autori" dei Cahiers, e anche oltre, ama un cinema saggistico, di ricerca, come ama un cinema spettacolare e che sa commuovere, e le sue lezioni e conferenze sono straordinarie per questa capacità di spaziare, attraverso l'audiovisione, nella storia del cinema come un corpus unico e toccante. Chion è severo, casomai, verso le avanguardie autoreferenziali, concettuali e aride, che snobbano il cinema hollywoodiano da cui avrebbero tanto da imparare per quanto riguarda un uso avanzato, ricco, del tessuto sonoro .... e arriva anche a dire che in fondo le tanto celebrate nouvelles vagues (a parte Godard, che è sempre "a parte") non hanno innovato granché sul piano sonoro, con tutto quel parlare ... Anche la videoarte non viene risparmiata, salvo rarissimi casi: avanzata nell'elaborazione dell'immagine, ma pigra e arretrata nella ricerca sonora. Ricordiamo che Chion ha contribuito ad alcune delle "concezioni sonore" più riuscite di videoartisti come Robert Cahen, con cui lavora da decenni in stretta collaborazione; e ha fortemente influito su autori come Francisco Ruiz de Infante e Ermeline Le Mézo. Ha realizzato anche un brevissimo video ispirato a una poesia di Goethe: un mini-trattato delle sue teorie sull'audio-logo-visione. Da musicista e studioso del suono (anche in generale, come nel suo libro Le son, vero e proprio trattato interdisciplinare, con molti riferimenti letterari) guarda con curiosità ai fenomeni attuali, come l'introduzione del dolby stereo nelle sale, che consente una nuova dimensione acustica e la rivalutazione del rumore ("il cinema sonoro comincia ora"); o la videomusica, i videogiochi, l'animazione al computer, la stessa sonorità instaurata dall'uso dell'elaboratore. Pensatore e autore libero da preconcetti e schemi Chion attinge per la propria riflessione e la propria opera alla vita quotidiana, alle più diverse letture, alla poesia, all'attualità, alla memoria, allo sterminato e appassionante paesaggio dell'arte e della letteratura, ma anche a una precisa e lucida conoscenza del funzionamento della "macchina cinema" , alle sue componenti - altrettanto affascinanti - fisiche, materiali, concrete, insieme artificiali e naturali. === L'intervento a Bellaria: i film e i video === Per il suo intervento a Bellaria, che sarà corredato dalla visione di opere (per estratti o intere) Chion ha scelto il tema · uneare/non lineareH, per cui propone questo sintetico itinerario: ·At di là della dicotomia cinema - o video - di finzione/cinema - o video - di creazione o sperimentale, non si potrebbe parlare di una scelta che alcuni fanno fra un racconto lineare, che presuppone una storia irreversibile nel tempo (pur incompiuta o lacunosa), e una costruzione non lineare che si concede la ripetizione infinita degli stessi momenti, che cessano così di essere momenti? Come compositore, ma anche occasionalmente cineasta e autore video, finora non ho scelto fra queste due direzioni, e vorrei riflettere pubblicamente su questo problema, mettendo a confronto opere diverse ... ==== Eponine (1984, 13 min.) ==== Corto di finzione, scritto e realizzato da Miche! Chion, interpretato da Karine Sacco e Elisabeth Tamaris. "Eponine è il mio ultimo film di finzione compiuto. E' ambientato negli anni Cinquanta e racconta due giorni nell'esistenza di una donna che vive con la figlia in un ambiente umido, e che è intenta a stirare senza posa. Un giorno Eponine, la ragazzina, porta a casa una compagna di scuola, e niente sarà più come prima". ==== Variations sur Eponine (1997, 15 min.) ==== Rimontaggio del film precedente, realizzato in occasione di una performance intitolata La maison du temps. "In questa occasione (Parigi, 1997) ho fatto un'esperienza che consisteva nello spezzare leggermente la linearità narrativa del cortometraggio Eponine, attraverso ripetizioni di inquadrature." ==== Introit de La Messe de terre, (1996, 12 min.) ==== "Questa liturgia-video, rappresentata per la prima volta al Festival internazionale di Videoarte di Locarno nel 1996, è un "rituale del tempo che dura due ore e mezzo e che cerca in alcuni suoi momenti di materializzare il tempo nella sua durata, durata che è resa quasi intollerabile. L' introibo è costruito come i titoli di un film di finzione, anche se introduce un'opera non lineare e non narrativa." ==== Juste le temps (1983, 12 min.) ==== di Robert Cahen, concezione sonora di Michel Chion. "L'opera contiene un 'nucleo narrativo' minimo, su quel che chiamo 'la storia delle storie': l'ipotesi di un incontro non ancora certo di due persone che forse saranno i genitori del narratore, raccontato dal punto di vista dell'essere umano che ne nascerà." (m.c.) === Amedeo Fago, regista e scenografo === Laureato in architettura presso l'Università di Roma, ha compiuto le prime esperienze di spettacolo già negli anni del liceo e nei primi anni di università. Ha lavorato nel cinema come regista in Se ho un leone che mi mangia il cuor (1977); La donna del traghetto (1985) che ha partecipato a numerosi festival tra cui il Festival di Cannes, l'.Internationale Filmwoche Mannheim, Mostra di Valencia - Cinema del mediterrani, Filmfestival of Flanders di Ghent, Festival international d'Aix en Provence, Festival international du cinema di Bruxelles, International Istambul Filmdays; Tra due risvegli (1992} che ha partecipato tra gli altri al Festival cinematografico del Cairo, al Grolle d'oro Saint Vincent, al Festival du Film Iberique et Latino Americain di Arcachon e Giochi d'equilibrio (1997). Tra le sue regie teatrali La morte del dott. Faust (1976); Puzza di basilico (1982); Benvenuti in Italia (1984) e Cuori separati (1997). Per la televisione ha diretto La pizza (1990) e Risotto (1991). In teatro ha lavorato come autore, regista e attore in Auto-ritratt-azione (1978); Risotto (1978/79) che ha partecipato ai più importanti teatri nazionali e internazionali; Politekniade (1979}; Io, patria, famiglia (1981); Segreteria telefonica (1982/83) e Polaroid (1990). Come scenografo cinematografico ha lavorato con i maggiori registi italiani. Tra i suoi lavori: Barbablu barbablu (1987), L'amore necessario (1990), Le intermittenze del cuore (2003) per la regia di Fabio Carpi; O cangaceiro (1969), Fatevi vivi la polizia non interverrà (1974), Sulla spiaggia e di là dal molo (1999) e Pontormo (2002) per la regia di Govanni Fago; Nel nome del padre (1971), Marda trionfale (1975), Salto nel vuoto (1979), Il sogno della farfalla (1993) per la regia di Marco Bellocchio; L'invenzione di More/ (1974), Ehrengard (1981), Una storia semplice (1991) per la regia di Emidio Greco; Porte Aperte (1989) con Gianni Amelio; Mimì metallurgico ... (1971) e In una notte di chiaro di luna (1989) per la regia di Lina Wertmuller; La messa è finita (1985) di Nanni Moretti, La luna (1984) di Bernardo Bertolucci e tanti altri. Ha lavorato come scenografo teatrale di Kaddish per la regia di Giancarlo Sammartano e Il tubo e il cubo e per molti film televisivi. Amedeo Fago nel 1973 è ideatore e fondatore, a Roma, del centro culturale polivalente "Il politecnico" che organizza una serie di iniziative per la promozione del nuovo cinema italiano. Nel 1979 è ideatore e organizzatore della mostra "La città del cinema", al Palazzo delle Esposizioni di Roma. === Barbara Valmorin, attrice === Nasce a Bari da dove, finiti gli studi regolari, si trasferisce in Francia. Nel 1961 si diploma presso l'Accademia d'Arte Drammatica di Parigi e nello stesso anno debutta in teatro. Nel 1963 ritorna in Italia e lavora, tra gli altri, in Il contratto di e con Eduardo de Filippo, Il desiderio preso per la coda di P. Ricasso, per la regia di Antonio Calenda. Sotto la direzione di Luca Ronconi lavora in Orlando furioso, La tragedia del venditore, Partita a scacchi, Orestea, XX secolo, Caterina di Meilbron, Opera, Peccato fosse puttana. Diretta da Giancarlo Corbelli lavora in La figlia di Iorio, Amore-potere-violenza. Con Lorenzo Salveti ha lavorato in Lulù, La veneziana, Macbeth, A caso, La cantatrice calva, Commedia delle parole, La figlia di Iorio. Diretta da P. Rossi Castaldi lavora in Lauben, Donne, Soro e la rosa. Diretta da Ugo Gregoretti lavora in Pamela, Il critico. Diretta d Cesare Lievi lavora in Donna Rosita nubile, Il nuovo inquilino, Festa d'anime. Con Renato Carpentieri lavora in Commedia delle parole e Medea. Ha inoltre lavorato con i seguenti registi: Franco Zeffirelli in Sei personaggi in cerca d'autore, con Carlo Cecchi ne Il bagno, con Werner Wass in Un uomo è un uomo, con Furio Bordon in Oblomov, e con tanti altri. Ha lavorato nel cinema in diverse occasioni tra cui Provvisorio quasi d'amore, Manila palma bianca e Vecchie per la regia di Daniele Segre. Con Vecchie vince il premio Miglior interprete femminile al Festival di Annecy. Tra i suoi lavori televisivi ha lavorato in Incantesimo 5, La squadra, Distretto di polizia 3.
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