1988

Da Wiki - Archivio per il cinema indipendente italiano.
Locandina di Anteprima per il cinema indipendente italiano, 1988

Ente Promotore

Comune di Bellaria-Igea Marina

Patrocinio

Ministero del Turismo e dello Spettacolo, Regione Emilia-Romagna, Provincia di Forlì

Con la collaborazione di F.I.C.E. (Federazione Italiana Cinema d’Essai dell’Emilia-Romagna)

Direzione

  • Direzione Artistica: Enrico Ghezzi, Morando Morandini, Gianni Volpi
  • Direttore Organizzativo: Vittoria Calzoni
  • Ufficio Stampa: Vittoria Calzoni
  • Segreteria organizzativa e Spazio Aperto: Associazione Culturale Audio & Video «Creattiva»
  • Rapporto con gli enti pubblici: Saverio Gori
  • Si ringrazia per la collaborazione: Luigi Barberini

Perchè non rischiare?

di Gianni Volpi

“Bello”, “non bello” restano categorie importanti anche per il cinema indipendente, ma non sono quelle decisive. Attraversamenti di campi, interferenze, contaminazioni, un ibrido disperso in un'infinità di formati, mezzi, durate, modi di produzione, approcci, sconfinamenti, in teoria inglobando tutto, cinefilia e televisione, teatro e arti visive, rock e pubblicità, fumetto e computer, si è imposto qualcosa di diverso dal film, dall'opera conclusa, senza per ciò escluderla, un’esperienza del bello più leggera e quotidiana, cioè più legata all’esperienza attuale dei media. Qualcosa che punta sulla propria capacità di farsi evento che coinvolge lo spettatore, che gioca con il suo immaginario, quello alto come (e più) quello basso, che ne promuove il senso di appartenenza, a un “gruppo”, a uno strato, ben più che generazionale, che si “riconosce” in esso, in un tipo di esperienza diffusa, comune al filmaker e al suo spettatore, anzi con non infrequenti scambi di ruoli (e le centinaia di video su cui si è operata la selezione, ne sono una delle tante riprove). In realtà, oggi, tutto ciò risulta meno ricco e vitale di quanto fosse ipotizzabile. Da tempo esauritasi la forza d’urto costituita dalla novità, l’aria che tira tra i filmaker è quella della gestione dell'esistente, di consolidamento delle posizioni, di difesa degli spazi che ciascuno è riuscito a conquistarsi nel cosiddetto “sistema di potere avanzato” alle cui forme e modalità e logiche (di mercato, di gusti) i più dotati o i più disponibili hanno saputo rendersi adatti, ma soltanto per riaffermarle. C’è un certo spirito di ricerca, ma di una ricerca asettica, iperspecialistica, chiusa nel proprio settore, c'è una certa abilità artigianale da esibire in continuazione, da replicare, da mettere (all’occasione) a profitto, in ogni caso abbastanza svincolata da una vera “passione”, da una messa in discussione di se stessi e dei propri mezzi, da una riflessione sopra e sotto la comunicazione, per usare vecchie definizioni di Godard, tanto citato quanto poco seguito. Rara è la voglia di essere fuori schema (e fuori palinsesto), rara è la presenza di vere tensioni culturali che sole possono produrre qualcosa di “diverso” che è poi la ragion d’essere di quest'area, e del nostro interesse per essa. Tanti sono i replicanti soddisfatti di sé e del mondo, pochi coloro che sentono la necessità (e le insolite possibilità) di nuove aperture, di altre ricerche. Rari ma nient’affatto assenti. Occasioni è sembrato offrirne parecchie negli ultimi tempi, via RAI-Italnoleggio-sovvenzioni statali, il settore vicino, comunicante, quello del “giovane cinema” più o meno ai margini del sistema cinematografico. Apparentemente. Il loro resta un set davvero “incerto”. Quando va bene, le prospettive per ora non vanno oltre un faticoso, tecnico, ricambio generazionale di quadri. Niente di male, anzi; ma neppure niente di interessante. Dalle decine di esordi visti (o, più spesso, “non visti”, resi invisibili, l’unica cosa veramente visibile è stato il proliferare di festival, rassegne, e relativi convegni analisi documenti, ad essi dedicati) in questa stagione, è venuto nella sostanza un cinema medio con piccole velleità e tocchi d'autore. Una sorta di minimalismo professionale. Quasi una nuova teorizzazione di un’illusoria commerciabilità, che non paga (e non ha pagato) su nessun piano. Sarebbe certo giusto operare distinzioni interne, ad esempio rispetto alla “morettiana” Notte italiana, “giallo” della realtà italiana, o Il grande Blek (versante “autobiografiche” esperienze di provincia) o La maschera (versante fiaba fantastica) o lo stesso deludente Provvisorio quasi d’amore nelle parti in cui si mette in discussione se stessi e i propri linguaggi; ma nessuno rappresenta una tale esperienza da mutare significativamente il quadro, e l'innesto di autori provenienti dall’area dei filmakers, ‘ ipotesi teoricamente apprezzabile per le possibilità di reciproche contaminazioni, è avvenuto di fatto in condizioni di totale subalternità alla produzione corrente, a un “clima” e a un modo di lavorare non proprio entusiasmanti. Un percorso obbligato? Meglio cercare altrove, ed è quello che “Anteprima” nei suoi limiti si è proposto con una certa radicalità di fare. Il Giovane Autore ci sarà quando ci sarà (e libero ognuno di intravvederne la fisionomia, magari tra qualcuno di quelli presenti a “Anteprima”). Ciò che si deve, però, chiedere ai filmakers è di non produrre immagini che siano calchi, sottoprodotti dell’esistente. Che siano, invece, almeno a momenti, almeno nei casi migliori, espressione di un diverso modo di essere e sentire. Di gente che abbia esperienze da raccontare, una cultura (non necessariamente la nostra) ‘da esprimere, una realtà da documentare. Casi e paesaggi che conservino i propri tempi, la propria Identità. Un linguaggio vissuto, pagato di persona, che resta tra le ipotesi più serie di corto cinema di oggi. Così, accanto al racconto breve o lungo che resta il nucleo forte, la naturale tentazione dell'intero settore, una sorta di rito di passaggio, si assiste a una sorprendente ripresa di altri generi e linguaggi, ad esempio di un certo documentarismo, senza più didattismi e voci off, ma a suo modo affabulatorio o lirico o orfico o militante. Che tutto ciò possa ancora nascere in Italia com’è di certe esperienze indipendenti americane o giapponesi, è una scommessa che “Anteprima” può anche perdere, ma che resta giusto rischiare di perdere.

Rassegna della produzione indipendente italiana: premio al miglior film dell'anno

Concorso

00580 Annotazioni per documentario su Pozzuoli di Giuseppe Gaudino

Anno primo di Paolo Bonora

Beneath the death di Gian Piero Rizzo

Delitti esemplari di Luca Alcini, Pietro Bontempo

Dream street di Antonio Tibaldi

Gentile signore di Adriana Monti

Giallo alla regola di Stefano Roncoroni

I cercatori d'oro dell'Amazzionia di Rocco Valentini

Il corpo della Cappadocia di Fabio Segatori

Io e Majakovskij di Manola Nifosi, Lorenzo Monticelli

L'abbraccio di Armando Manni

La camera astratta di G.B. Corsetti

La variabile Felsen di Paolo Rosa

Lontana di Fabio Segatori

Nayak di Giorgio Garini

Note a margine di Alberto Preda

Pierrot Le fou di Luca Faggioli

Ponte sospeso di Andrea Papini

Rigoletto di Armando Riva

Rock video naif di Fabio. Orsi, Giorgio Celani

Vestigos di Graciela Cantiello

Eventi e proiezioni speciali

Spazio Aperto

Concorso 3 minuti a tema fisso "Il telefono"

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