1987

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Locandina Anteprima per il cinema indipendente italiano, 1987

Ente Promotore[modifica | modifica sorgente]

Comune di Bellaria-Igea Marina

Patrocinio[modifica | modifica sorgente]

Ministero del Turismo e dello Spettacolo, Regione Emilia-Romagna, Provincia di Forlì

Con la collaborazione di: Azienda di Promozione Turistica del Circondario di Rimini

Direzione[modifica | modifica sorgente]

  • Direzione artistica: Enrico Ghezzi, Morando Morandini, Gianni Volpi
  • Direttore organizzativo: Luigi Barberini
  • Ufficio Stampa: Daniela Bezzi
  • Segreteria organizzativa e Spazio Aperto: Associazione Culturale Audio & Video «Creattiva»
  • Rapporto con gli enti pubblici: Nerio Zanzini
  • Allestimenti scenici: Serafino Bartolucci

Una mappa che si colora un arcipelago che emerge[modifica | modifica sorgente]

di Morando Morandini

Se ripenso al lavoro degli ultimi quattro anni per Bellaria, mi viene in mente un’immagine che forse è anche una metafora: l’immagine dell’Italia — proprio lo stivale o la foglia di quercia — che a poco a poco si colora come una lastra fotografica nel bagno. Nel 1983 quando, con una degustazione frettolosa e un parto improvvisato, nacque “Anteprima”, furono esposti alcuni film “romani”, produzioni di serie B o C del cinema ufficiale, e un film “milanese” — Come dire di Gianluca Fumagalli — che vinse l’unico premio in palio che allora era una “caveja”, non un gabbiano. Nel 1984, il vero anno di nascita, la mappa ha tre macchie di colore: Milano e Torino di un rosso brillante e, più smorta, Roma. Ricordo ancora, non senza divertita ironia, il cima che s’era creato a Bellaria durante la rassegna con due “clan” — il torinese e il milanese che era alla vigilia della nascita di “Indigena” — che cercavano di annusarsi per conoscersi e fare amicizia, e i “romani, un po’ in disparte, alle prese con un contradditorio complesso di superiorità — inferiorità che si spostò sul secondo termine quando, l’ultimo giorno, si seppe, come quasi tutti avevano previsto, che i premi erano toccati agli autori del Nord. Nel 1985 le macchie sulla mappa aumentano. Si colora, com’era giusto, quella dell’Emilia-Romagna con l'ammissione in concorso di una mezza dozzina di video e film, uno dei quali — Perchè anche l’occhio di Carla Baroncelli — vince la metà di un Gabbiano d’Argento mentre dalle contigue Marche Umberto Piersanti manda il poemetto audiovisivo Sulle Cesane. Arrivano i friulani (da allora Tiare di Centazzo ha girato per i festival di mezzo mondo) e, col catanese Turi Greco, si affaccia la Sicilia che l’anno dopo sarebbe entrata in concorso con La caviglia di Amelia del giovane messinese Francesco Calogero. Il 1986 è per Bellaria un anno di transizione sotto diversi aspetti. Ne è indiretta testimonianza la decisione della giuria che, non avendo trovato un’opera meritevole del primo premio, assegna sei Gabbiani d’argento a quattro corti e a due mediometraggi, molti dei quali planano sulla Regione Piemonte: Castagnoli, Di Castri, e Barberi, Fernanda Moneta, la varesina in trasferta Rosaleva, e una menzione speciale per la continuità dell'impegno a Tonino De Bernardi. In ombra o fuori concorso i lombardi, si mettono in luce i filmaker di area romana: Gianfranco Giagni, uno dei sei premiati con Giallo e nero, e il tandem Eronico-Cecca, autori di Viaggio in città, film lungo in 16 mm., vivace rapporto sulla Roma slabbrata di periferia e il disagio giovanile. Tolta una più nutrita presenza femminile, il cartellone non presenta novità rilevanti, nemmeno dal punto di vista geografico. Come disse qualcuno, con una scherzosa interpretazione a posteriori del manifesto, il gabbiano non vola più, fermo in precario equilibrio su uno spezzone di pellicola. (Avete notato come, in termini grafici, sia più facile rappresentare il cinema che il video?). Le novità non mancano, invece, in Anteprima 1987. La quantità anzitutto. Se in passato il rapporto tra opere proposte e opere ammesse al concorso si è aggirato sul due a uno, con un leggero ma costante crescendo dal 1984 al 1986, quest'anno il rapporto è stato di quattro a uno, aumentando così le difficoltà, i dubbi e la severità della selezione e mettendo in crisi la precaria organizzazione di base della rassegna, ancorata a una povertà più o meno orgogliosa e obbligata, ma certamente scomoda. (Un suggerimento pratico ai futuri concorrenti di Anteprima 1988: non aspettate la seconda metà di maggio a inviare i vostri manufatti.) Per tornare all'immagine di partenza, la mappa italica si è ormai quasi completamente colorata sebbene, dato lo scarto tra le opere inviate e opere selezionate, sia ancora difficile leggere «il disegno nel tappeto». C'è stato, per fare un solo esempio, un improvviso e forte afflusso di video da Firenze e dalla Toscana che negli anni scorsi a Bellaria erano state quasi assenti. Quest’incremento quantitativo ha origine da un’espansione più capillare della fama di Anteprima o da una moltiplicazione delle iniziative «indigene», individuali o appoggiate dalla committenza di enti pubblici, moltiplicazione favorita, tra vari fattori, dal crescente impiego delle attrezzature video? Sembra ovvio ritenere che l’una ragione non escluda l’altra. A sostegno della prima si potrebbe portare il raddoppio (da venti a quaranta circa) degli iscritti al concorso «3 minuti» a tema fisso Le cose invisibili, ma personalmente sarei indotto a dare maggior peso alla seconda ragione. Poche parole sulle due novità del regolamento della 5° Edizione di Anteprima: il premio di tre milioni al miglior film indipendente dell’anno 1986/87 e il concorso, riservato agli autori nati dopo il 1 gennaio 1950, per un premio di 30 milioni destinato alla realizzazione di un film a medio o lungo metraggio. L'assegnazione del premio al miglior film indipendente si è svolta attraverso un duplice referendum tra una ventina di critici e operatori culturali che abitualmente seguono le manifestazioni specializzate (Torino, Milano, Salsomaggiore ecc). Il metodo è quello solito: una prima votazione su una lista di quindici film indipendenti con la possibilità di indicare da uno a tre titoli determina una rosa di 3-5 candidati sulla quale si invita a votare una seconda volta. I criteri per la compilazione della lista sono stati i seguenti: abbiamo tenuto conto dei film che ebbero almeno una presentazione pubblica tra il 1° luglio 1986 e il 30 giugno 1987; abbiamo escluso quei film che, oltre ad essere stati finanziati con denaro pubblico (art. 28 o altre fonti), ebbero anche la coproduzione di società private o pubbliche e una distribuzione garantita. L'iniziativa del premio di 30 milioni per una sceneggiatura ha avuto successo, com'era prevedibile e previsto. Anche troppo successo: il numero dei plichi giunti a Bellaria non è lontano da quota 200. Tutti da leggere e vagliare. Siamo stati costretti a rimandare di qualche mese l’annuncio dell’esito, del nome del vincitore. A data da destinarsi, come si dice nel burogergo, ma, comunque, in tempo utile per permettere la realizzazione del film che naturalmente sarà presentato a Bellaria l’anno prossimo, in anteprima. L'anno scorso, a proposito di Anteprima, Enrico Ghezzi scriveva di «programmata confusione di supporti di durate di ambizioni». E di confusione, se non di disordine, qualcuno ci ha mosso rimprovero. Disposti a rettificare la rotta in avvenire se sarà opportuno, continuiamo anche quest'anno questa programmata confusione che è anche con-fusione e mescolanza, consapevoli che «molte cose si disordinano senza confonderle... e molte cose si confondono senza disordinarle » (N. Tommaseo). Ci sembra il metodo migliore per fare da specchio a quest'oggetto misterioso e, comunque, non circoscrivibile che è il cinema indipendente italiano. Dovrebbe essere chiaro a tutti che nell'insegna di Bellaria non è soltanto in discussione l’aggettivo «indipendente», ma lo stesso sostantivo «cinema», parola ormai metaforica e polisemantica. Tanto grande è la confusione che non sappiamo bene come chiamarli i giovani che portano o mandano i loro prodotti a Bellaria: registi? autori? cineasti? teleasti? videasti? Oppure, ricorrendo di nuovo alla lingua egemone anche nel campo degli audiovisivi, film-makers? Ma che cos'è un filmaker? Risponde Piera Detassis in un bel saggio Il bello dell’indipendenza pubblicato sul n. 45 di Cinema & Cinema: «...è la talpa che scava e scava, rifiutando lo svilimento e l’avvilimento del confronto con produttori inafferrabili e Stato assente. Uno che non insegue a tutti i costi il Grande Progetto e l’Opera, ma cerca ogni occasione per far cinema, per esercitare la mano, per continuare a girare. Un pragmatico che preferisce il gioco dell'inganno a quello dell'attesa».

Rassegna della produzione indipendente italiana: premio al miglior film dell'anno[modifica | modifica sorgente]

Concorso[modifica | modifica sorgente]

Eventi[modifica | modifica sorgente]

Spazio Aperto[modifica | modifica sorgente]

Concorso 3 minuti a tema fisso "Le cose invisibili"[modifica | modifica sorgente]

  • X di Mauro Carli
  • Le cose invisibili di Giovanna Crescentini
  • Le cose invisibili di Pier Luigi D'Adda
  • Buio pesto di Massimo Di Felice
  • Molto presto di mattina di Luca Faggioni
  • Le cose invisibili di Pier Luigi Faina
  • Egbe di Silvana Furfari
  • Le cose invisibili di Ariel Genovese
  • Le cose invisibili di Massimo Giuntoli
  • Le cose invisibili di Maria Grazia Gwis
  • Vedi anche di Giovanni Martinelli
  • I capricci della diva di Fernanda Moneta
  • Zero/uno/prima di Salvatore Morelli
  • Le cose invisibili di Sisto Nigro
  • Le calze di Alfonso Giuseppe Politti
  • Le cose invisibili di Luigi Sangermano
  • Intorno di Amedeo Senesi
  • Quelle certe cose invisibili di Giuseppe Serse
  • Gang sinfonica lituana di Roberto Tarallo
  • Dentro a un colore c’è un cuore di Emilio Vita
  • Ad libitum di Luciano Mignani
  • Amour fou di Lia Bottanelli
  • Bambole di Alessandro Cannellini
  • Clausura di Alberto Di Cintio
  • Dialogo incerto di Piero Vinciguerra
  • Ediopure di Francesco Montelli
  • Fantasia di un riflesso da immagini... di Anna Di Benedetto
  • Fantòme da dame di Ludovica Marineo
  • Forneus di Ubaldo Canale, M. Tuffetti
  • Il mare e poi... di Marco Colacioppo
  • Il passaggio di Sergio Mottola
  • L’amico di Matilde di Doriana Leondeff
  • L’assassinio di un ranuncolo di Rocco Valentini
  • L'insostenibile leggerezza di Mara Consoli
  • L’odore dei soldi di Claudio Lanteri
  • La mejo gioventù di Giampaolo Mascheroni
  • Nespolo di Mauro Bazzani
  • Le cose invisibili di Rosangela Betti
  • I cavalli non vanno a marcia indietro... di Elena Della Piana
  • Le cose invisibili di Franco Jannuzzi
  • Le cose invisibili di Gianandrea Pecorelli
  • Mao di Luciano Mignani
  • Panoramica di Gianfranco Pangrazio
  • Radio...attività di Michailidis Tassos, Andrea Pellizzer
  • Sequenza plim-plom di Marco Colacioppo
  • Suggestioni Immaginate di Pierandrea Gagliardi
  • Teatro Tenda di Michailidis Tassos, Andrea Pellizzer
  • Tonic water di Lorenzo Chiabrera, Sergio Fergnachino
  • Un giorno sarà tuo di Gianluca Greco

Concorso speciale per le scuole medie superiori a tema "La Condizione Giovanile"[modifica | modifica sorgente]

  • Alle porte della scuola di Gino Sossi - ST. TECN. COMM. «VITTORIO EMANUELE II» - BERGAMO
  • Dieci a Lode in delitto - IST. TECN. COMM. «DI VITTORIO» - MACCARESE - ROMA
  • E tutto cominciò - IST. TECNICO «MICHELE AMARI» CIAMPINO - ROMA
  • La noia giovane - GRUPPO B - ALBERTO SIRANI - LICEO CLASSICO «ARNALDO» - BRESCIA
  • Dralessore faccia il serio per favore - LICEO SCIENT. «MAIORANA» GUIDONIA - ROMA
  • Voi non l'avreste fatto? - GRUPPO A - CHIARA FASSER - LICEO CLASSICO «ARNALDO» - BRESCIA

Storiestrisce 8 1/2[modifica | modifica sorgente]

Storiestrisce nasce nel 1979. La riunione di fondazione pare una fotografia nitida e precisa della situazione in cui si trova in quel momento il fumetto italiano. Autori che personalmente non si conoscevano pur pubblicando sui medesimi giornali (Linus, Alter, Corriere dei Piccoli) avevano sviluppato tensioni creative con molti punti in comune. Tutti avevano seguito con grande interesse critico i momenti caldi del fumetto internazionale dagli anni sessanta in poi: le comic strip americane presentate da Linus e quelle francesi di Asterix, l’esperienza underground di Crumb e Shelton e la visionarietà del gruppo di Métal Hurlant, l’esotismo avventuroso di Pratt e la satira del Male. I fondatori, un gruppo molto eterogeneo (Altan, Manara, Ostani, Panebarco, Mattotti, Bertotti, Jori, Nidasio, Brandoli, Queirolo, Ghigliano, Tomatis, Laganà, Elfo, Serra, Tettamanti, Cadelo, Crivellaro, Calligaro, Staino, Benedetti, Masciangelo, Buzzelli, Novelli), portavano nella costituzione della cooperativa una spinta tipica degli anni ’70 verso l’associazionismo culturale che sarebbe poi continuata nella bassa temperie degli '80. La scelta iniziale, che costò di fatto alcune defezioni tra i soci, fu quella di non costituire una sorta di sindacato di autori, ma di dare il via a una serie di progetti che influenzassero in modo globale la produzione italiana di materiale visivo di derivazione fumettistica e che ricomponessero l’atomizzazione in cui gli autori si trovavano ad operare. Da quel momento in poi crebbe e si affermò un modo «storiestrisce» di produrre fumetti per i media più diversi. Era la ricerca di un'autonomia di linguaggio del fumetto nei confronti di linguaggi «altri». Oggi, dopo otto anni e mezzo, sono almeno tre le generazioni di autori che hanno collaborato con Storiestrisce. Dopo una prima esperienza editoriale autogestita (Nemo, 1980), la cooperativa decide di porsi come agenzia che ricerca nuovi talenti e subito incontra Igort e Carpineri che saranno, con Mattotti e Jori, artefici del gruppo Valvoline e propugnatori di una ricerca estetica a tutto campo, che rilancerà a livello internazionale l’immagine del fumetto italiano. Poco dopo appariranno altri autori: Ghini, Giacon, Scandola, Bonasso, Berthoud, Da Pozzo i quali seguendo una via più individuale si dedicheranno all’esplorazione di temi specifici, il futurismo, l'horror, il segno infantile, il décor. La terza generazione, Matticchio, Baldazzini e Maramotti, che marca il ritorno a un gusto grafico più classico e attento alla narrazione, è quella attuale. Molti altri hanno collaborato con Storiestrisce e i nomi sono tra i più significativi del fumetto contemporaneo, Crepax, Pazienza, Liberatore, Crumb, Copi, Spiegelman e della satira: Angela, Giannelli, D’Alfonso, Disegni, Perini, Contemori, Cavallo, ElleKappa, ‘Giuliano, Vauro, Jezek. Se per molto tempo i canali editoriali privilegiati di Storiestrisce sono stati per ovvi motivi di qualità le testate di Milano Libri, Linus, Alter e Corto Maltese, vanno tuttavia ricordati il numero unico di Nemo che presentava in anteprima autori che sarebbero poi divenuti famosi e l'elaborazione di alcuni progetti speciali. Il primo, «In fondo è metrò», su Linus nel 1981, proponeva il tema dell’avventura in metropolitana nell’interpretazione di Altan, Igort, Carpinteri, Cadelo, Bertolotti, Elfo e Mattotti. Seguì per Alter l'ideazione e la realizzazione di quattro numeri speciali monografici: Mister Fantasy, Tie, Obladì Obladà, Videogame, e di un almanacco sull’underground americano. Oggi Storiestrisce distribuisce fumetti, illustrazioni e servizi editoriali a varie testate: Linus, Snoopy, Investire, Costruire, Management, Creare da sola, Frigidaire, Corto Maltese, Linea d'Ombra, La Gola. ca Storiestrisce tra il 1982 e il 1986 ha curato una serie di mostre: «Città da fumetto, fumetto da città» (Milano, 1982) selezione di immagini su come il meglio del fumetto mondiale ha interpretato la struttura urbana, «Clip & Comic» (Milano 1984) sui rapporti tra fumetto e videoclip; «Bleah, i bambini del fumetto» (Pavia 1984) sui grandi bambini a strisce; sezione fumetto in «Italian fair» (Tokyo 1986). Già la mostra «Clip & Comic», legata a un progetto comune con la trasmissione Mister Fantasy aveva mostrato le considerevoli affinità esistenti tra la ricchezza di lessaggi del videomusicale e la polimedialità del fumetto. Così anche il lavoro di animazione svolto per Obladì Obladà (Rai Uno 1985) su nove canzoni dei Beatles e per Italia Sera (1986) su sei evergreen della musica leggera italiana tende a trascrivere in termini di videomusica la grammatica dei fumetti rispettandone il segno grafico. Nel 1986 la collaborazione con l'agenzia RSCG per la campagna pubblicitaria «Eminence» che coniugava una scelta felice nell’ideazione, un mezzo coerente al fumetto come il giornale quotidiano e la qualità del lavoro di Milo Manara e di molti altri autori rappresentò per la cooperativa l'occasione di iniziare un lavoro sul fumetto in pubblicità che tendesse a rispettarne le caratteristiche narrative senza limitarsi al puro aspetto grafico.

Premi[modifica | modifica sorgente]

  • Premio Casa Rossa al miglior film indipendente dell’anno a Dal Polo all’ Equatore di Yervant Gianikian
  • Gabbiano d’oro alla migliore opera in concorso a The Immigrant di Fabrizio Laurenti
  • Gabbiano d’argento ex-aequo aLucidi Folli di Ursula Ferrara e Parricidio di Eugenio Sandri
  • Premio speciale per la realizzazione di un film al Progetto de La mina di Loredana Bianconi
  • Concorso Tre minuti a tema fisso - Le cose invisibili a Assassinio di un ranuncolo di Rocco Valentini