1993

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Enti promotori[modifica | modifica sorgente]

Locandina Anteprima per il cinema indipendente italiano, 1993

COMUNE DI BELLARIA-IGEA MARINA, ASSESSORATO ALLA CULTURA, ARCHIVIO DEL CINEMA INDIPENDENTE ITALIANO, MINISTERO DEL TURISMO E DELLO SPETTACOLO, REGIONE EMILIA ROMAGNA, PROVINCIA DI FORLÌ, APT DEL CIRCONDARIO DI RIMINI.

Direzione[modifica | modifica sorgente]

  • Direzione artistica: Antonio Costa, Enrico Ghezzi, Morando Morandini, Roberto Silvestri
  • Direttore organizzativo: Gianfranco Miro Gori
  • Segreteria e catalogo: Nicoletta Donati, Annamaria Gradara, Andrea Menghi
  • Ufficio stampa: Marzia Milanesi
  • Amministrazione e servizi tecnici: Saverio Gori

Presentazione[modifica | modifica sorgente]

“L'occhio è amico del piede ed entrambi di lune e di maree”

(Anonimo inglese, XIX sec.)

Superato senza gravi danni il giro di boa del decimo anno, la goletta di Anteprima, con un equipaggio parzialmente rinnovato, punta la prua verso nuovi orizzonti. É palpabile la sensazione che le acque appena increspate di questo mare vecchio ormai di cent'anni, riservino ancora curiose sorprese a chi, come noi esploratori, fa del futuro una scommessa non disgiunta da una esigenza di ricordare. Svelare il presente sommerso è un esercizio appagante, ma quanto di sommerso vi è in un passato troppo frettolosamente consumato? In questa ambigua estate "93, punteremo quindi i nostri riflettori su ciò che velatamente emerge all’orizzonte e caleremo lo scandaglio per ritrovare uomini e opere adagiati su fondali di antiche rotte non ancora esplorate. E dopo mezzanotte vedremo apparire il fantasma di Edward D. Wood Jr. agghiacciante e trasgressivo, amato/odiato/rimosso per la propria pazzia oltre che per quella delle sue opere. E ancora riapparirà il mito del cinema come trasgressione e sfida incarnato con dignità, in questo paradossale paese, dalla cinematografia “contro” di Alberto Grifi. Due autori che possono essere una buona medicina per chi intende proseguire con noi in questa inquietante bonaccia d’agosto. Persi, perchè insicuri, gli usuali punti di riferimento, si naviga a vista, cercando pretesti consistenti al nostro perigliare. Perciò sondiamo nel/”l’altro” ciò che in noi è anelito incerto. L’altro come sconosciuto, male, capro espiatorio, l’uomo della porta accanto e come necessità di comunicare per realizzare qualcosa, per far sì che esista. Ma Anteprima è anche avventura, vivere e sedimentarsi di storie, tornare a narrare come appagante approdo e possibile chiave di lettura verso un contesto che mai, come oggi, appare refrattario a quel nuovo che è comunque alle porte. Del resto, ed è già stato detto, proprio questa esercitazione a parlare attraverso una “storia”, è per il cinema un maturare nella propria principale convenzione ad essere “altro” da quel che designa. Sono qui, in questi spazi, da rinvenirsi le pulsioni più interne, i risvoiti appena celati di un messaggio quel tanto cifrato da permettersi una presunzione di verità. Rimane intanto la certezza che il mare di celluloide, che ci ostiniamo a solcare come corsari, sia più profondo di ciò che appare; quel che ci si può attendere da noi è di andare il più lontano possibile, e non solo di arrivare in qualche luogo.

Di Antonio Bernardi, Vice Sindaco e Assessore alla Cultura di Bellaria-Igea Marina

NEL SEGNO DELLA COSTANZA[modifica | modifica sorgente]

Nel 1989 per la settima edizione di Anteprima i selezionatori - Ghezzi, Volpi e il sottoscritto che costituivano quella che un po” pomposamente si chiama “direzione artistica” - inventarono la sezione fuori concorso Viaggi in Italia che l’anno dopo - respinta la tentazione di chiamarla Viaggi nel mondo - fu battezzata Eventi speciali. Nel ’91 quella sezione fu chiamata Proposte e nel ’92 Sguardi. Quest'anno l’abbondante materiale inviato a Bellaria per il concorso (più di 220 titoli, un po’ meno dell’anno scorso, ma si è notevolmente allungata la durata media) ci ha permesso l’identifica- zione di un gruppetto di interessanti documenti, quasi tutti in video, che con diversi approcci esplorano il mondo dello spettacolo (teatro, cinema, danza ecc.) o ne danno testimonianza. Li abbiamo riuniti sotto l’in- segna di Viaggi dentro lo spettacolo. Quella che quattro anni fa era stata un’invenzione estemporanea, è diventata un’abitudine, sia pure non istituzionale. Perchè? Non è soltanto un modo per dare risalto a una presunta tendenza (soltanto tematica?) che affiora durante la selezione né un espediente per far rientrare per la finestra alcune opere cui era stata chiusa la porta (del concorso), cioè per offrire al pubblico di Anteprima una sorta di informativa su scala ridotta. All’origine c’è anche un imbarazzo critico - che è in particolare del sottoscritto, ma che credo condiviso in varia misura dai miei colleghi - verso il documentario, inteso come genere, sia pur polimorfo. Senza inoltrarmi nel terreno scivoloso della teoria, dirò che il mio imbarazzo davanti a un documentario deriva dalla difficoltà di distinguervi il “che cosa” dal “come”: l’interesse che provo e il “piacere” che mi dà dipendono dai suoi contenuti o dal modo (dalla tecnica, dallo sguardo) con cui sono stati esposti? Non a caso, nella mia lunga pratica di spettatore sono sempre più attirato dai documentari che tendono alla “fiction” 0, viceversa, dai film di “fiction” che approdano al documentario. (Al quale, d’altronde, è legata l’opinabile nozione di noia per quel tanto di didattico, istruttivo, propagandistico che implica. Ogni documentario, in fondo, è propagandistico.) A proposito di cinema che rispecchia (documenta) la realtà. Finito il lavoro di selezione, abbiamo constatato che di quel che è accaduto in Italia tra il 1992 e il 1993 - il regime delle tangenti, la “rivoluzione dei Pubblici Ministeri”, i successi elettorali della Lega al Nord, l’agonia della partitocrazia ecc. - nei 220 e più audio-visivi iscritti al concorso gli echi erano rari, flebili, quasi sempre marginali. Anche perciò, insieme con altri meriti più intrinseci, ha trovato posto in concorso Milano, 20 giugno 1993, instant-video collettivo che, almeno per le pratiche produttive, ci sembra esemplare per le indicazioni sulle possibilità di operare nel campo della comunicazione. Quest'anno le opere selezionate sono 34. Dopo esser stato sul due a uno nei primi anni di Anteprima, il rapporto tra opere proposte e opere ammesse s’è ormai stabilito sul sei/sette a uno. È aumentata, però, la durata media: mentre l’anno scorso il numero dei cortometraggi selezionati era preponderante (26 su 33), quest'anno sono 18 contro 14 mediometraggi (da 30 a 59 minuti) e 2 film lunghi. Soltanto un bilancio critico consuntivo potrà dire se a questo aumento di durata e di ambizioni narrative ed espressive avrà corrisposto una maggiore felicità dei risultati. Il rapporto tra pellicola e video è di 14 a 20. A conferma di un fenomeno già segnalato nel ’92, sono 4 su 14 i film in 35mm ammessi al concorso. Non pochi se si tiene conto della povertà di mezzi connaturata alle pratiche del cinema indipendente: un altro sintomo di cresciute ambizioni? La distribuzione geografica delle opere in concorso rispecchia pressa poco quella delle opere inviate per la selezione e lo storico dislivello del Paese: 17 dal Nord, 11 dal Centro (di cui 8 di film/videomakers residenti a Roma) e 6 dal Sud. Soltanto sette i nomi femminili in concorso tra cui quello della napoletana Antonietta De Lillo, come al solito in coppia con Giorgio Magliulo per Angelo Novi. Il loro non è il solo caso di autori del cinema “regolare” che hanno voluto cimentarsi a Bellaria: c’è anche il pisano Paolo Benvenuti, autore degli austeri // bacio di Giuda (1988) e Confortorio (1992), con lo scherzo comico di Fame; c’è l'esordiente Luigi Maria Gallo che si espone col lungometraggio in 35mm Corsia preferenziale. Basta un’occhiata al cartellone del concorso per constatare che non sono pochi i nomi di autori già incontrati in passato ad Anteprima, alcuni anche premiati: Guido Chiesa, Giuseppe Ferlito, Giacomo Ferrante, Giuseppe Marcoli, Giovanni Martinelli, Antonio Rezza, Carlo Ventura. È un segno di continuità, e di costanza, che non mi sembra trascurabile né per gli autori né per la rassegna, entrata nel suo secondo decennio. L’ultima edizione fu accompagnata e seguita da polemiche, in parte nate da frizioni interne all’organizzazione e in parte addebitabili alla disinformazione o alla leggerezza di alcuni quotidiani, in particolare di // Messaggero e L’Unità che il 21 agosto, giorno d’apertura, pubblicò un discutibile articolo accompagnato da una strabiliante intervista a Franco Maresco, responsabile con Daniele Ciprì della nuova sezione satirica Una lacrima sul riso. Anche per merito del sindaco di Bellaria Nando Fabbri per il quale Anteprima è qualcosa di più di un fiore all’occhiello della sua amministrazione, le polemiche sono state superate, seppur con qualche costo: il rinvio al 1994 dello spostamento della data per la rassegna (tra maggio e giugno invece che nell’ultima decade di agosto), opportuno per vari motivi, non soltanto logistici; il ritiro di Gianni Volpi dalla commissione artistica, ritiro che mi auguro provvisorio e al quale s’è provveduto con l’inclusione di Antonio Costa e Roberto Silvestri. Come in passato, nel lavoro di selezione s’è cercato di comporre un ampio spettro delle varie tendenze e degli usi diversi che del 16mm e soprattutto del video si fanno oggi in Italia. A chi scrive sembra che, più che in passato, quest'anno abbia predominato l’assillo narrativo, ossia la tendenza al racconto ben costruito e ai personaggi ben disegnati. Questa ricerca di un quoziente di “spettacolo” e di “piacere” presuppone probabilmente non soltanto la voglia di comunicare con un pubblico più vasto di quello degli addetti ai lavori, ma anche il bisogno di dimostrare - a se stessi prima ancora che ai futuri, eventuali committenti - di essere pronti, meritevoli 0, comunque, disponibili per il mercato nella sua triplice ripartizione di circuito cinematografico, televisione e home-video.

Di Morando Morandini.

Anteprima[modifica | modifica sorgente]

Premio casa rossa[modifica | modifica sorgente]

Concorso di 3 minuti a tema di fisso (L'altro)[modifica | modifica sorgente]

  • Chaos TV - | diversi di Alessandro Amaducci
  • Nessuno è perfetto di Maria Luisa Angelillo
  • L’altro di Francesco Asaro
  • L’altrove di Fabrizio Bechelli
  • Non abituarti a morire di Alessandro Bernabucci
  • Così parlò Zarathustra... L’invidia, il sesso, la paura di Renata Berti
  • Film breve, immorale, inutile, senza lieto fine di Sauro Biagioli
  • L’altro di Cinzia Bomoll
  • Bacio...bacio... baciooo... di Maurizio Bonetali
  • Tam tam (Africa a Milano) di Giorgio B. Borgazzi, Cristiana Donghi
  • L’altro - L'altro di Rodolfo Borsella
  • Incompiuto di Fabrizio Bozzetti
  • Sintetico di Bozzetti & Marino
  • L’altra passeggiata di Carla Brezzo
  • La trappola di Fausto Brizzi
  • Macerie di Claudia Brugnetta
  • Apparenze di Fabio Calegari
  • Salva il mio cuore di Alberto Callari
  • Avanti l’altro di Umberto Cantone
  • Senza trucco di Stefano Camevali, Andrea Pastor
  • Appunti di Marcello Casarini
  • lo x lui stesso di Beniamino Catena
  • Ponte vecchio di Mario Cavalcoli
  • L’altro sei tu di Claudio Centimeri
  • Vision di Jimmy Cerquetella
  • Nessuno l’aveva detto di Emanuele Chiappa
  • Alia di Agata Chiusano
  • Ego alter ego di Giulio Ciacciarelli
  • Il filo di Susanna Cocco, Alfredo Zoccoli
  • Diakrisis di Francesco Coglitore
  • L’altro di Marco Colacioppo
  • L'uomo dell'uomo di Beatrice Coletti, Raffaele Piscitelli
  • Amigo di Luigi Corsetti
  • Lo specchio nudo di Walter Cossu
  • ...di me di Simona Costanzo, Milena Costanzo
  • L’altro di Giuliano Cozzi
  • La mosca generosa di Antonella Crisci
  • L’alt-ro di Massimiliano Croci
  • L'altro sabato sera di Sandy Da Frè
  • Symphony of destruction di Carlo Da Prato
  • Sguardi incrociati di Davide Daniele
  • Promessi sposi di Antonietta De Lillo
  • L'altro di Fulvio De Lucia
  • Specchiami di Simonetta Della Croce
  • Othello di Alberto Di Cintio, Massimo Falsetti
  • Corpo di Paolo Doppieri
  • L'altro di Jonathan Esposito
  • L’orso di Stefano Ettori, Marco Picozzi
  • Si cambia di Luca Faggioli
  • Io l’altro di Alessio Fattori
  • EXT di Mark Fegatelli
  • L'altro amore di Fabio Ferrari, Roberto Lavini
  • L'intervista di Luca Ficini, Mauro Marucci
  • Altri? Menti! di Mauro Fratini
  • Altri tempi di Elio Gentile
  • Poesie d'amore di Gruppo Reuma
  • Dark Lolita di Ivano Guido
  • Assenza di Francesco Tacopini
  • L’altro di Ettore Imparato
  • Via della Stelletta di Tommaso Isonzo
  • A mani libere noi in carcere di Istituto minorile Nisida
  • L’altro di IV° Gruppo Produttivo
  • L’altro di Diana Kavaklyska
  • Io ti esorto con tutto il cuore di La Chiesa dell’Elettrosofia
  • Triplex di La Chiesa dell’ Elettrosofia
  • Il semaforo di Francesco Leoni
  • L’uomo senza testa di Andrea Liberati
  • Alterazione di Lo Specchio di Dioniso
  • Il tempo di morire di Sara Patrizia Maggi
  • Solo un riflesso di Giorgia Marangoni
  • Eccoci di Francesco Marino
  • Il delfino di Vito Mastrorocco
  • Speranza di Vito Mastrorocco
  • Il duello di Carmelo Milone
  • Guardie e ladri di Gianluca Missero
  • The last lunch di Stefano Mocchetti
  • Legati a un filo di Dania Molaro
  • Dammi un bacio Maddalena di Francesco Montelli
  • Il rumore di una foglia che cade di Gianfranco Moretti
  • Lui, lei e... di Massimiliano Moretti
  • Pater minimus di Giuseppe Moschella
  • Gelosia di Roberto Ortolani
  • MelTe di Stefano Paba
  • Il quinto incomodo di Andrea Pellizzer Jr.
  • Legittima difesa di Lorenzo Perrone
  • La scuola di Tomaso Pessina
  • Parallelo n° 43 “Assenze” di Monica Petracci, Giovanna Zanchini
  • La scelta di Ettore Petruzzella
  • Sul muro di Massimo Pippolini
  • La fame dell’altro di Luca Pompili
  • L’altro punto di vista di Massimo Pozzoli
  • Chorus di Sabine Reiff
  • Hobo di Claudio Rezzana
  • Tutti hanno bisogno di qualcuno da amare di Antonio Rizzi
  • L’altro di Renato Maria Rogari, Lucio Vinciarelli
  • L’altro che è in noi di Monica Rossi
  • Al di sopra del cielo di Stefania Rossiello
  • Tutti sulla luna di Gino Russo
  • Cronaca di Schermo Bianco
  • L’attesa di Laura Schimmenti
  • Bancomat di Giuseppe Selva
  • Anamorfosi di Paolo Sicardi
  • L’altro - Storie di ordinaria follia di Luigi Simeone
  • Exit di Anthony D. Snyder
  • L’altro di Gianluca Sodaro
  • Vegetable di Andrea Tagliabue
  • Meglio soli che male accompagnati di Andrea Tagliabue
  • Il cretino di Enzo Tagliatela
  • Le zie di Enzo Tagliatela
  • Il grande assente di Vitaliano Teti
  • Lo sguardo di vetro di Andrea Tognasca
  • Ciò che rimane di Claudio Tomati
  • Confidenze di Marina Toppetti
  • L’altro di Mauro Ugolini
  • Evohe! Evohe! di Maricò Valente
  • E’ di razza! di Stephane Vanderveken
  • Traviata di Sandro Vasini
  • Il segno rosso di Carlo Vellani
  • Gum di Carlo Vellani
  • Il sistema nuovo di Marco Zaffaroni
  • L’altro di Tiziano Zatachetto
  • Promenade di Giuseppe Zimmardi
  • L’altro di Nerio Zonca

Viaggi dentro lo spettacolo[modifica | modifica sorgente]

Spazio Aperto[modifica | modifica sorgente]

A scuola di video[modifica | modifica sorgente]

Gruppo Cinema Progetto Faenza Laboratorio Gian Vittorio Baldi[modifica | modifica sorgente]

Le prime lezioni hanno avuto lo scopo di rendere più omogeneo il gruppo e di dare gli strumenti fondamentali per la lettura di un film; per abbreviare i tempi di apprendimento e far capire all’interno la grammatica del linguaggio delle immagini si è pensato di costruire una trasmissione televisiva nella quale fossero presenti tutti i ruoli necessari alla creazione di un discorso compiuto attraverso l’immagine: l’ideazione, la creazione dei testi, la scenografia, la sequenza delle scene, il montaggio, la realizzazione. In questo modo è sembrato più semplice e più immediato l’ approccio col linguaggio televisivo e l'apprendimento dei suoi principi fondamentali in un gruppo che proviene da scuole diverse e che manifesta abilità e interessi differenziati. Le trasmissioni sono state create dai ragazzi: loro è stata l’idea di base su cui condurre la trasmissione, loro i testi. Il ruolo dei docenti è rimasto quello dell’animatore, capace di dare un volto preciso a un’idea che nasce da un gruppo di persone. Il materiale girato viene poi montato e acquista la forma definitiva della trasmissione. La fase successiva dovrà essere quella dell'analisi del materiale girato e il confronto fra le parti scelte e quelle scartate al fine di far emergere il senso del linguaggio televisivo. Una interessante nuova esperienza potrebbe essere la costruzione con lo stesso materiale di trasmissioni diverse da quelle messe in onda, al fine di dare consapevolezza agli studenti della flessibilità e ricchezza di senso dell'immagine. In questo modo la trasmissione diventa esperienza concreta e apprendimento di un linguaggio dall'interno delle sue capacità espressive. La logica è quella della didattica delle lingue straniere: immergere lo studente in situazioni concrete entro le quali deve imparare a muoversi con consapevolezza.

Di Gian Vittorio Baldi

  • Siamo come siamo a cura del Gruppo Cinema Progetto Faenza In collaborazione con il centro di formazione professionale SCM

Il Terzo Occhio - Un'esperienza didattica presso Archivio del cinema indipendente italiano[modifica | modifica sorgente]

Il Terzo Occhio è quello che ci nasce dentro, ogni qualvolta appoggiamo lo sguardo su una macchina da ripresa con l'intenzione di raccontare una storia. Un filtro dell'anima, un modo di vedere le cose distaccato e personale, che può diventare una lama affilatissima, capace di ritagliare dalla realtà quotidiana storie di altissimo contenuto drammatico. Questa riflessione già utilizzata nella presentazione della scorsa edizione è divenuta il filo conduttore di un'esperienza didattica giunta al secondo proficuo anno di attività. L'intento di approfondire i problemi legati alla sceneggiatura e alla regia nei suoi aspetti tecnici e progettuali ha portato quest'anno alla realizzazione di un lavoro di gruppo nel quale è stato coinvolto anche un gruppo di attori non professionisti. I due gruppi hanno lavorato parallelamente intorno ad una provocazione drammaturgica scatenata da un frammento letterario tratto da Lo stato d'assedio di A. Camus. La sceneggiatura del cortometraggio presentato, è stata elaborata pensando alla scena come parte di un possibile racconto filmico di durata molto più lunga. Il film pur essendo stato accuratamente pensato dal punto di vista drammaturgico e tecnico (30 tagli, 3 ore di materiale girato per soli 5 minuti di montato) ha quindi una valenza prevalentemente didattica. Il cinema a mio avviso non è altro che una semplice occasione di provocazione che ci serve per confrontarci con i temi e le contraddizioni della nostra realtà sociale ed è in questo spirito che intendiamo continuare a lavorare.

Di Paolo Mantelli

IL CINEMA CONTRO DI ALBERTO GRIFI[modifica | modifica sorgente]

Nato a Roma nel 1938, dove vive e lavora tuttora, ma da oltre dieci anni solo all’interno del cinema pubblicitario e industriale. Fotografo per l’agenzia Kappa, pittore, paparazzo, operatore di film commerciali alla fine degli Anni ’ 50, inventore, attore, figlio d’arte (il padre, oltre ad essere uno scienziato eccentrico faceva parte dello staff di documentaristi dell’ Istituto Luce e disegnava i titoli di testa e di coda italiani dei film americani), Grifi, prima di entrare, comunque sempre in maniera obliqua, nella Cooperativa Cinema indipendente, cioè nel più radicale gruppo di cinema underground italiano, inizia la sua carriera di autore negli ambienti della avanguardia pittorica e letteraria (sua compagna per molti anni la poetessa Patrizia Vicinelli, ala estrema del gruppo 63), con un taglio iper-zavattiniano (abbasso ogni sceneggiatura precotta) e a stretto contatto con le analisi sulla (e contro la) “società dello spettacolo” dei teorici situazionisti. Dopo una detenzione di due anni per possesso di hascish (in realtà si trattava, per polizia e magistratura, di sbarazzarsi di uno scomodo testimone al processo contro Aldo Braibanti), Grifi partecipa alle ricerche più estreme nel campo del cinema psichedelico e “espanso”. Il suo contributo alla produzione di immagini che “dilatino le coscienze” è più “tecnologico” e dadaista che strutturale, romantico-esistenziale o virtuosistico-estetico, e il più consapevole e sensibile, perché subito sulla propria pelle, a proposito di riti e fenomenologia delle criminalità istituzionali. Grifi sarà per questo l’occhio più lucido e critico del decennio ormai “invisibile” (rimosso, censurato, distorto e mistificato) degli anni 70 della sovversione di massa contro lo Stato. Dalle piccole storie ribelli (Anna, Michele alla ricerca della felicità) alle grandi (il passaggio alla conflittualità armata diffusa in Parco Lambro), sempre a fianco di chi non vuole comunque delegare e sottomettere a nessuno il tempo, lo spazio, il significato e la “forza immaginaria” della propria vita. Anche sbagliando, atrocemente. Attualissimo per questo il suo cinema è non a caso cancellato, censurato, rimosso, dimenticato e posto in stato di non nuocere per oltre un decennio. Come scrive uno dei più seri analisti di quella stagione di “contro cinema italiano”, Sirio Luginbhul (in Lo schermo negato e in Cinema underground oggi): “Il cammino percorso da Alberto Grifi e dal suo cinema resta inscindibilmente legato alle vicissitudini politiche, ideologiche ed economiche della società italiana dal 1967 in poi; dunque per lui il divenire artistico è dipeso ed è stato forzatamente condizionato dai processi economici-politici e dal clima reazionario-repressivo suscitato dall’establishment dopo la strage di Milano... Il suo è il cinema militante del futuro”.

Di Roberto Silvestri

Premi[modifica | modifica sorgente]

  • Premio Casa Rossa al miglior film indipendente dell'anno a Libera di Pappi Corsicato
  • Gabbiano d'oro a Confusus di Antonio Rezza
  • Gabbiano d'argento APT a Note per quattro amici di Marco Bertozzi
  • Concorso Tre minuti a tema fisso - L'altro a Salva il mio cuore di Alberto Callari