2001

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Enti promotori[modifica | modifica sorgente]

Locandina Anteprima Anno Zero, 2001

Comune di Bellaria Igea Marina, Assessorato alla Cultura, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Dipartimento dello Spettacolo Regione Emilia Romagna, Provincia di Rimini

Direzione[modifica | modifica sorgente]

  • Direzione artistica: Enrico ghezzi
  • Selezione e programmazione: Francesco Di pace, Stefano Francia, Enrico ghezzi
  • Direzione organizzativa: Antonio Tolo
  • Segreteria, ricerca film: Michela Mercuri
  • Ospitalità: Miriam Pozzi
  • Cura del catalogo: Rossana Ronconi
  • Immagine coordinata: Antonio Tolo
  • Traduzioni: Miriam Pozzi, Rossana Ronconi
  • Ufficio Stampa: Marzia Milanesi, responsabile, Barbara Sassano, assistente, Catia Donini, regionale
  • Redazione pagine web: Paolo Pagliarani
  • Proiezioni: Brenno Miselli, Angela Miselli, Ugo Baracchi, Marco Davolio

Presentazione[modifica | modifica sorgente]

Il Sindaco Gianni Scenna, L'Assessore alla Cultura Ugo Baldassarri

Tagliato il traguardo della maggiore età, Anteprima, come una signora vezzosa, si ostina ad azzerare i propri anni, per rinnovare ancora una volta la ricerca di nuovi orizzonti audiovisivi. A condurre l'esplorazione, ancora una volta, lo sguardo curioso e inquieto di Enrico Ghezzi a conferma della propensione alla provocazione e all'avventura che il festival ha dimostrato di avere in queste prime diciannove edizioni. Non sono pochi, diciannove anni. Molti sono i registi e gli autori di cinema passati a Bellaria in questi anni, e che a Bellaria si sono fatti conoscere. Del resto Bellaria può, orgogliosamente, vantarsi di avere contribuito ad aprire strade nuove, ben presto percorse anche da altri. I festival cinematografici, infatti, sono proliferati numerosi. Pochi hanno saputo mantenersi vivi e longevi.

Cinema: un posto al/il mondo[modifica | modifica sorgente]

Enrico ghezzi

Nel mondo del superamento del lavoro, o almeno della sua fantomatizzazione da una parte e del suo terribile rinchiudimento nei lager terzomondisti del lavoro coatto dall'altra, (anteprimaannozero) si trova per necessità fatale a giocare le sue proiezioni proprio su questa tensione. Il posto, il film grande e discreto con cui Ermanno Olmi propose e consolidò quarant'anni fa la sua poetica del "tempo fermo" (Il tempo si è fermato era stato il titolo del suo primo film), è il titolo centrale del festival di quest'anno. Non tanto per la mossa che ci ha portato a contrapporgli un raro film d'esordio di pochi anni dopo, quel Chi lavora è perduto di Tinto Brass, anticipazione della festa/rivoluzione del '68. Non solo, cioè, per la dialettica lavoro/nonlavoro d'epoca, quasi come una lotta di classe tra concezioni della forma del vivere sociale. Ma per la forza con cui fin dal titolo si pone la questione più teorica e viva delle forme di vita del nuovo millennio. Abbiamo ‘parlato’, a Bellaria l’anno scorso, del doppio movimento di sparizione del corpo (di quello dell'autore, di quello del cinema) inabissato nella sintesi digitale della rete, o miniaturizzato fino a poter essere inghiottito; e di contemporanea riemersione dei corpi hard come ‘cosa vista’ del cinema e della rete stessa. Quest'anno (marcato un mese fa a Cannes in tutto il cinema mondiale d'autore - col debito ritardo rispetto all'intensità del gran cinema hollywoodiano da Ghost fino al geniale Sesto senso - da un forte senso di lutto per la scomparsa dei corpi amati...), continuiamo a mostrare il disagio prorompente del corpo in cui alcuni film europei (che continuiamo a proporre tout court come contesto automatico di qualunque cinema che voglia prima di tutto giocare la propria indipendenza de modi di produzione forzatamente o tradizionalmente nazionali). E segniamo, con la presenza (che avremmo voluto ancora più forte e strutturata, se si fossero sormontati problemi tecnicopoliticofinanziarstrutturali) del cinema ‘visto dai musicisti” (e della videomusica) il reciproco sguardo spettrale che si lanciano le due forme fantasma più attive nel muovere e produrre il tenersi dello spettacolo (quello proprio cantato/temuto e trionfante/tramontante nel profetico/finale Gimme Shelter con cui i Rolling Stones aprono il festival). Il segno più forte di un nuovo stato di uscita dal lavoro (secondo la fatidica ‘sortie des usines' inaugurata dai Lumiére che li inaugura nel 1895) lo danno proprio le magmatiche centinaia di ore di registrazioni del Grande Fratello che proponiamo proprio come ‘segno lumiére' insieme con le immagini di dissesto selezionate da Giorgini. Nei monitor disseminati in vetrina, le immagini viste/non viste ci appariranno per quello che già (non) sono/furono/saranno nel loro frastagliarsi e fluire in varie forme e durate di tv e în rete: il reingresso immediato del corpo in un'altra fabbrica (lo spettacolo), a disposizione ‘sempre’, registrato ininterrottamente (come siamo tutti...?) e poi magari intravisto per pochi secondi. Il posto del cinema, nell'improbabile costante presente assente’ della fabbricaspettacolo da esso aperta o meglio rivelata più di un secolo fa, è ora quello di una centralità obliqua, divenuta anch'essa fantasma, spiazzata. Nel film russo che chiude il festival con stupefacente intensità e con fatale precisione (l'eco olmiana del titolo...), Un posto sulla terra, il corpo freak e it fantasma si incontrano appunto in uno stesso luogo/posto. Una comunità (per ora/da sempre) impossibile.

CONCORSO ANTEPRIMA[modifica | modifica sorgente]

Concorso 150” a tema fisso duemilauno[modifica | modifica sorgente]

  • 2001 di Giovanni Esposito
  • 2001 The Baggage di Marzia Morrone
  • 2001-Macchè te lodico affare di Marco Riva
  • $05 di Sonia Antonini, Arianna Felicetti e Matteo Marson
  • A.I. alla mia generazione di Alessandro Spada
  • Anno 2001 di Armando Alberti
  • Anno 2001: i prioni sono tra noi di Antonello Matarazzo
  • Automic di Valentina Bersiga
  • Breve acuto non risolto di Francesca Aste, Micol Cossali, Giulia Mirandol
  • Canto meglio io di Antonio Nardini
  • Clavius di Maurizio Failla
  • Comunicazione urgentissima! di Lauro Crociani
  • Daisy dammi la mano son pazzo di te di Nadia Ranocchi
  • Duemilaeuno: l’anno dei miracoli di Angelo Tantaro
  • Duemilauna di Giovanni Ranocchi
  • Elia Di di Gianni Gozzoli e Gabriele Turci
  • Emporio di Alessio Kogoj
  • ETC di Simone Lecca
  • Flatus per lumina di Cesare Fernicoca e Roberto Prudentino
  • Ghiaia di Federico Maraner
  • Help! di Ettore Ferrettini
  • Ho visto tutto di Mauro Crociati, Massimo Magnani, Alessandro Martinini
  • Il risveglio di Simone di Susanna Gentili e Roberto Pantaloni
  • Living 2001 di Daniele Torquati
  • Minotauro di Maria Antonella Giannuzzi
  • Natalia 85 ha abbandonato la chat di Alessandro Grimaldi
  • Nel calendario il giorno non è ancora segnato di Domenico Distilo
  • Nel sonno di Caino di Fabrizio Zanuccoli
  • Nervi di Monaldi Moretti
  • Odissea 2001 di Marcello Cotugno
  • Pauline Barret di Samira Guadagnuolo
  • Preferisco la luna di Leonardo Corbucci
  • Videotape di Simone Ronci
  • Vita da cani di Rosanna Benvenuto

Premio casa rossa[modifica | modifica sorgente]

Contrap/posto, Brass il cinema al lavoro[modifica | modifica sorgente]

Gimme movies[modifica | modifica sorgente]

Corpi nello spettro dell'immagine[modifica | modifica sorgente]

Fuori concorso - Altre visioni - Duck soup - Generi/che visioni - Piccole menzogne sull'amore[modifica | modifica sorgente]

Altre visioni[modifica | modifica sorgente]

Generi/che visioni[modifica | modifica sorgente]

Piccole menzogne sull'amore[modifica | modifica sorgente]

Lumiere[modifica | modifica sorgente]

Dissesti[modifica | modifica sorgente]

a cura di Ciro Giorgini

L'Italia come un corpo, solcato dalle ferite umane disumane naturali proprio come una vita qualsiasi. Fin dall'acqua del Polesine. Una camionetta della Rai percorre l'autostrada del Sole in costruzione. Si ferma a un'ora da Firenze, vicino ad un podere non ancora espropriato. È la prima volta che la nostra terra si fa tagliare in due per SEMPRE. Un sacerdote che racconta una luce soprannaturale vista nella notte del Vajont ed un grande fragore mai udito prima ed un muro d’acqua alto trenta quaranta chissà quanti metri. E l'acqua infinita di Firenze, prima della pietà delle mani giovani, ignare ma gravide di un sessantotto molto vicino. Ancora più vicino agli occhi dei siciliani, le cui rughe verranno mostrate da una tv che è entrata nella storia. Poi una serie di nomi piantati nella pelle del paese. Seveso. Fa già caldo ma i soldati di leva sono ancora con la divisa invernale, gli addetti alla disinfestazione non immaginano ancora di Chernobyl prossimo venturo, e hanno delle mascherine che non sono buone neanche per proteggersi dal ddt. E quella si chiama diossina. In Friuli la terra si lacera sotto i piedi di gente che non si mette paura ed è abituata ad aiutarsi da sempre. In Irpinia invece ci si mette la camorra e si scopre che con i container si può anche diventare ricchi. Vicino Roma un bambino viene inghiottito da un buco infido e la diretta tv cerca un nano per salvarlo; il bradisismo a Pozzuoli e la terra sembra come ed oltre “Viaggio in Italia”; l'acqua esplode in Val di Stava, in Valtellina tracima e scompaiono i paesi; la nube tossica dell'Acna a Cengio, quella della Farmoplant a Massa, e dopo Chernobyl l'Italia non vuole più l'energia nucleare. Poi le navi straboccanti di albanesi, l'incendio di un teatro storico a Bari e due tragedie in mare, con due nomi: la petroliera Haven a Genova e la motonave Moby Prince al largo di Livorno. Il fuoco dell'Etna brucia in diretta tv le case e il veleno di Vittorio Sgarbi, l’acqua si rovescia a Genova, una Madonna piange vicino Civitavecchia, mentre la nebbia di Piacenza unisce in autostrada auto e corpi. Le fiamme su un altro teatro, la Fenice a Venezia, e in una chiesa, il Duomo di Torino ma la Sindone è salva. La tv racconta il terremoto ad Assisi, la furia dell'acqua a Sarno. Ma i Tornado USA possono volare molto bassi, fino a tagliare i cavi delle funivie. Lo fanno a Cermis, senza tanti sensi di colpa. Un mostro di cemento, l'albergo Fuenti, crolla sotto i colpi delle ruspe sulla costiera amalfitana, l'acqua porta via i campeggi in Calabria e minaccia gli argini del Po, scrutati da migliaia di occhi. Dissesti. Ferite.

Altre immagini della sezione (per un totale di oltre 300 ore) quelle dal Grande Fratello totalmente inedite e non montate, frutto delle riprese di quattro camere fisse effettuate nella prima, trentesima, sessantesima e ultima giornata di permanenza nella “Casa”.

Moviegarage Cinema on line/immagini dinamiche[modifica | modifica sorgente]

Per il secondo anno Bellaria ospita una selezione internazionale di materiali prodotti per internet utilizzando nuove tecnologie. Dopo il grande clamore e la grande curiosità intorno alla rete e al web broadcast, dopo la nascita (e la morte) di molti progetti on Line, diverse rimangono le forme che le immagini hanno la possibilità di scegliere. È certo che le potenzialità siano in gran parte inespresse, o meglio, compresse dagli evidenti limiti tecnologici (disponibilità di banda, velocità di connessione...). È del tutto evidente che questi limiti strutturali saranno necessariamente superati nel breve periodo. È per questo che l'attuale assestamento, o la diminuzione di interesse verso le immagini on line, è del tutto momentaneo, in attesa di esplodere di nuovo. Il vero limite non è tecnologico, ma creativo: ciò che manca sono i contenuti. Da un lato la rete è un potenziale canale distributivo e molti siti diventano sempre più strutturati in tal senso. Da un altro lato il web è uno spazio creativo che trova nell'interattività e nell’interconnessione uno dei suo tratti caratterizzanti. Lo schermo piatto del computer viene penetrato, aprendosi su molteplici livelli intersecantesi e rende lo spettatore attivo protagonista dell'azione... È soprattutto questa la prospettiva più densa di sviluppi futuri. Le esperienze presentate rappresentano alcune ipotesi di lavoro. Alcuni sono progetti allo stato embrionale, altri sono esperienze consolidate. Altri rappresentano l'intrecciarsi di video digitale, videoclip e effetti speciali a costi ridotti. Una panoramica sulla produzione nazionale e internazionale.