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==== ''Un' esperienza'' ==== di '''Tullio Kezich''' Storicamente, la 22 Dicembre nacque dalla sezione cinema Edisonvolta che produceva dei documentari, dei film didattici per conto della Edison. Erano soprattutto cose sulle dighe, sulle centrali elettriche e tutti questi aspetti della Società. La sezione cinema era stata creata da Olmi che lavorava all’ufficio approvvigionamenti e, prima, era stato attore occasionale - aveva recitato anche con Besozzi. Naturalmente, col tempo, intorno a questa sezione si era costituito un certo personale, un certo bagaglio tecnico che Olmi utilizzò per ''Il tempo si è fermato'', che andò a Venezia e riscosse un certo successo. Fu con questo film, una produzione Edisonvolta, che nacque l’Olmi regista di lungometraggi. Poi, con un gruppo di amici, finanziatori, fiancheggiatori fra cui c'ero io, fece, al di fuori della società, ''Il posto'', avvalendosi dei mezzi della sezione cinema della Edison che dopo furono pagati alla società a un prezzo ”’politico”. Dopo il successo mondiale di ''Il posto'', fu deciso di staccare una parte della sezione cinema e di costituire una società autonoma formata da un gruppo di amici per il 49% e da un 51% Edison, rappresentato dall'avvocato Bruno Janni il quale in quel momento era Segretario Generale della Edison e, grande cultore di cose artistiche, fece un po’ da papà a questa iniziativa. Ricordo la nascita di questa società un po’ come un disegno del Dorè perché una sera Ermanno mi disse che dovevamo andare a trovare questo avvocato Janni che abitava all’Isolino, sul Lago Maggiore e, quando arrivammo sulle sponde di questo lago, di notte, vedemmo spuntare dalle tenebre una barca a remi su cui c’era appunto Janni che, remigando a poppa come Caron dimonio, ci traghettò sull’Isolino, dove sorgeva una sola villa, la sua. C'era questo clima magico, il buio fondo, e questo anziano signore molto bello che ci guidava da gran navigatore con un remo solo... La casa era stata di Toscanini e traboccava di libri, perché Janni è un grandissimo bibliomane, un raccoglitore di prime edizioni. Parlammo a lungo, gli esponemmo le nostre idee e alla fine ci disse che riteneva possibile il nostro progetto e anzi pensava di poter scrivere il copione a Venezia, fare tutta una operazione di documentazione e di sopralluoghi che consentì loro di stendere il copione man mano che scoprivano documenti e luoghi adatti. Quindi fu un lavoro condotto in modo anomalo, come in definitiva nel cinema non si fa mai perché, si sa, si scrive a casa propria e poi si va a cercare, e se non corrisponde si cambia... Dal punto di vista dei contenuti, andammo certamente contro una certa visione celebrativa della Resistenza per inserirne una molto più problematica, con pezzi molto lunghi e anche molto delicati sulle riunioni del CLN. Il film ebbe delle traversie vuoi commerciali vuoi politiche, che ebbero dell’incredibile: tutti i distributori consultati ci ingiunsero di tagliare le scene del CLN, perché nel cinema ”la politica è veleno”. La ”’22 Dicembre” durò così poco perché, secondo me, non eravamo consapevoli della nostra forza e perché in fondo noi per l’avvocato Janni - che era stato un buon papà per la società dato che ci aveva lasciato fare quello che volevamo - rappresentavamo però il cantuccio dei giochi. Non è che lui abbia mai pensato alla '’22 Dicembre” in termini realmente industriali. Dopo ci mandarono anche un consigliere delegato Edison che avrebbe dovuto dare alla società una spinta in senso appunto industriale, e invece era un uomo che, un poco subissato dalla personalità di Olmi un poco dalle cose che erano già in movimento, non lo fece affatto. Direi quindi che la cosa morì di morte naturale perché nessuno l’aveva programmata industrialmente. «Eravamo troppo ingenui, ci avevano messo in mano un giocattolo che ci è servito a realizzare alcuni intenti - cioè a far debuttare giovani autori tipo Prandino Visconti, Caldana (Alberto Caldana, che ha fatto ''I ragazzi che si amano'', un tentativo un po' ingenuo di cinema-verità su due giovani coppie In crisi, un po sul modello di ''Chronique d’un été'' di Rouch e Morin) la Wertmüller, a montare il film sulla Resistenza di De Bosio, a far fare a Olmi ''I fidanzat''i, a produrre il primo film didattico di Rossellini ''L’età del ferro'', ma, anche se tutti noi avevamo qualcosa da dare a questa società, la somma di queste cose non era sufficiente in un mercato in trasformazione. Perché qui c’è da ricordaterci assicurare una certa tranquillità. Così, al rientro sulla terra ferma, costituimmo questa società che si chiamò ”22 Dicembre” perché quella era la data del giorno in cui ci presentammo davanti al notaio, il 22 dicembre del 1961. L'avvocato Janni aveva un concetto abbastanza moderno del cinematografo, diceva: ”|l cinema, in fondo, è sempre stato messo al servizio del film spettacolare o del documentario puro. lo vorrei fare invece una gamma diversa, più didattica, più letteraria”. Le idee erano abbastanza avanzate perché si parlava di serie per la televisione, di iniziative così, ma erano tutte cose un po’ di là da venire, perché praticamente non c’era ancora un mercato. In realtà, tutto sommato, ciò che a noi premeva di più era produrre dei film. Il momento era buono, il mercato tirava, il cinema esisteva, i giovani affluivano in gran numero e ci pareva che. la politica di Lombardo di quegli anni fosse condizionata ancora da molto vecchio cinema, da scelte sbagliate, mentre noi pensavamo che il cinema si dovesse fare in termini economicamente più ristretti, credevamo molto nel basso costo e in un certo tipo di talento nuovo che doveva emergere. La nostra prima operazione fu ''Una storia milanese'' di Eriprando Visconti. Lui aveva pronto un copione di massima e aveva anche alle spalle un produttore, Nello Santi, ma non ce la faceva a quagliare il film perché Santi non riusciva a produrglielo a Milano, c'erano grosse difficoltà. Allora venne l’idea di mettere a disposizione di Eriprando la troupe che aveva fatto ''Il posto'' e Olmi stesso fu coinvolto come attore. lo ritengo che tutti i film della ’’22 Dicembre” furono abbastanza pensati. Basta considerare, per esempio, che ''Una storia milanese'' ha il commento musicale di John Lewis, e una interpretazione in sei pose di Romolo Valli che per questa si guadagnò il ’Nastro d’argento”. Valli non voleva fare quella parte, fu convinto da me e inventò l'istituto della mezza posa, perché arrivava sul set alle due, ma poi fece delle acrobazie per venire a girare l’unica scena in esterni in Liguria. Con ''Il terrorista'' riuscimmo a programmare scientificamente un film. Cioè: prendere il regista con due anni di anticipo, prendere lo sceneggiatore giusto che per noi in quel momento era Luigi Squarzina, piazzarli re che stava arrivando la crisi del 1964 che mise in ginocchio ben altri giganti, e noi non eravamo assolutamente attrezzati per affrontare questo tipo di stravolgimenti. In un certo senso Olmi e Janni avevano delle idee troppo grandi. Ricordo che si parlò molto del famoso Telestar e che attraverso questo, i film della 22 Dicembre potessero essere trasmessi in tutto il mondo. lo mi divertivo molto a sentirli e a guardarli, ormai erano tutti e due: proiettati nello spazio, come se questo Telestar fosse già una cosa fatta.
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