Vai al contenuto
Menu principale
Menu principale
sposta nella barra laterale
nascondi
Navigazione
Pagina principale
Ultime modifiche
Una pagina a caso
Aiuto su MediaWiki
Ricerca
Ricerca
registrati
entra
Strumenti personali
registrati
entra
Pagine per utenti anonimi
ulteriori informazioni
contributi
discussioni
Modifica di
2008
(sezione)
Pagina
Discussione
italiano
Leggi
Modifica
Modifica sorgente
Cronologia
Strumenti
Strumenti
sposta nella barra laterale
nascondi
Azioni
Leggi
Modifica
Modifica sorgente
Cronologia
Generale
Puntano qui
Modifiche correlate
Pagine speciali
Informazioni pagina
Attenzione:
non hai effettuato l'accesso. Se effettuerai delle modifiche il tuo indirizzo IP sarà visibile pubblicamente. Se
accedi
o
crei un'utenza
, le tue modifiche saranno attribuite al tuo nome utente, insieme ad altri benefici.
Controllo anti-spam.
NON
riempirlo!
=== INTRODUZIONE === Di Fabrizio Grosoli Edizione numero 26 del BellariaFilm Festival. La terza che ha per titolo aggiunto: AnteprimaDoc. Arrivati al terzo anno non avvertiamo più l'esigenza di “giustificare” la scelta di campo chiara e netta a favore del cinema documentario. I film del reale sono lì, tra noi; fanno parte integrante della nostra esperienza di spettatori anche se contaminati da una struttura narrativa propria della finzione (che assume di per sé contorni e regole sempre più incerte), anche se “travestiti” da reportage televisivi (e questo perché il solo luogo in cui questi film sembrano non avere ancora uno statuto, un’esistenza riconosciuta, sono le televisioni italiane). Ci preme piuttosto evidenziare una sorta di fil rouge, o di scommessa, che percorre questa edizione del BFF: mostrare il nuovo del cinema documentario e insieme provare a raccontare le radici, i padri occultati e obliati in nome di un visibile sempre più monolitico e invece, a saperli ritrovare, carichi di tesori. Il nuovo è già riassunto dai 3 concorsi, dove non troverete tracce di esperanto televisivo standardizzato ma solo percorsi fortemente personali, anche se a volte esitanti e privi di sicurezze estetiche: AnteprimaDoc, dove ritroviamo i nomi di filmmaker che già abbiamo accompagnato davanti al pubblico in passato insieme a quelli di giovani sul talento dei quali vogliamo puntare ora; Premio Casa Rossa Doc che è ormai il riconoscimento più autentico dell’eccellenza nel settore, grazie a un vero e proprio referendum che segnala i 10 migliori film della stagione; CortoDoc, che è in qualche modo il nuovo del nuovo, a partire dal fatto che si tratta di una prima assoluta per il BFF. In questo caso l’idea di dedicare uno spazio specifico ai documentari fino a 10 minuti nasce anche dalla constatazione che esiste una ritrovata attenzione per le forme corte proprio da parte dei new media (tv internet, video on demand, tv user generated ecc.). E la volontà di stabilire e incrementare un possibile accesso dei filmmaker a un mercato così instabile e volatile come quello della non fiction creativa è da sempre una delle ambizioni del nostro festival. Sull’altro fronte, quello della riscoperta di un passato glorioso e soprattutto pedagogicamente attuale, non potevamo restare insensibili di fronte alle suggestioni di due anniversari: il '68, su cui tutto e troppo è stato detto, ma in tempi recenti con una sospetta e superficiale inclinazione revisionista, e il '78, che rappresenta — a partire dai tragici fatti di quell’anno nel nostro paese — proprio la fine, o l’inizio della fine, del movimento iniziato dieci anni prima aprendo così una nuova stagione sociale e culturale ancora tutto sommato poco indagata. Tra i cineasti che hanno non soltanto “interpretato”, ma letteralmente inventato le tensioni ed esplosioni creative del ’68 fino a imporne l'iconografia stessa, un posto certo non marginale occupa Peter Whitehead. Artista eccentrico quanto anti-intellettuale (il suo rapporto con il cinema è ripreso soltanto oggi, a trent'anni di distanza dal suo ultimo film), Whitehead ha non solo firmato due opere-manifesto, una sulla swinging London (Tonite Let's All Make Love in London) e l’altra sulle rivolte studentesche USA (The Fal), ma nel contempo ha contribuito a costruire l’immagine delle rock band dei sixties, Rolling Stones in primis, creando tra l’altro dal nulla l'estetica delle clip musicali ben prima dell'era video. Certo non possiamo attribuire al BFF la “riscoperta” di Whitehead, i suoi film stanno circolando da qualche tempo nei più innovativi festival internazionali. Ma è in ogni caso per noi motivo d'orgoglio presentare - insieme al Biografilm Festival, partner dell'iniziativa come già avvenne felicemente lo scorso anno per la retrospettiva Pennebaker - per la prima volta in Italia l'integrale del cineasta britannico (incluso il mitico e raro film sui Rolling Stones, bloccato fino ad oggi da una controversia con il manager del gruppo), nonché l'aver realizzato quella che è forse la prima monografia al mondo a lui dedicata (editore Derive & Approdi, a cura di Laura Buffoni e Cristina Piccino). Il '68 ritorna poi nelle tradizionali retrospettive sul documentario italiano, anche se attraverso una piccola selezione che volutamente non tocca i film apertamente militanti ma si concentra invece su meno note sperimentazioni dal tono autobiografico e diaristico inquadrate all’epoca nella cultura underground. In coerenza del resto con la ricerca che il BFF sta portando avanti da tre anni su questi temi e che si concretizza sia nella selezione internazionale che abbiamo chiamato Diary and Family Movies sia nel workshop sul riutilizzo dei film di famiglia nel cinema di oggi organizzato dall’Associazione Home Movies. E in fondo può essere considerata un’ulteriore conferma della vitalità espressiva degli anni Sessanta - non sembri riduttivo affermarlo - anche l'essenziale omaggio ad Enzo Biagi curato per noi dal suo amico e collaboratore Loris Mazzetti, dove emerge la figura di un Biagi non solo grandissimo giornalista (in questo caso) televisivo, ma straordinario documentarista tout court, inventore di un linguaggio spoglio ed estremamente efficace nelle inchieste memorabili dell’epoca. Quando si è trattato invece di riandare con la memoria al 1978, da subito si è fatta strada l’idea di rendere omaggio non a un film (come voleva la tradizione bellariese della Festa di Compleanno), ma alla Tv del periodo. Alla fine degli anni settanta la RAI non si era ancora omologata alla concorrenza delle Tv private come sarebbe avvenuto di lì a poco e c’era ancora spazio per produzioni sperimentali e palinsesti decisamente non convenzionali. Di quell'epoca abbiamo scelto solo due esempi, ma fortemente significativi. Da una parte le 5 puntate di La Macchina Cinema, il colossale documentario che ora ci appare con evidenza come la geniale testimonianza su un grande cinema in via di disfacimento come era allora quello italiano, firmato dal quartetto di per sé d'eccezione Bellocchio, Petraglia, Rulli, Agosti. Dall'altra uno dei programmi più innovativi e trasgressivi della storia della Tv italiana, L'Altra Domenica, che stravolgeva radicalmente le regole dell’intrattenimento televisivo facendosene beffe allegramente e che lanciò sotto la guida di un conduttore come Renzo Arbore una serie di giovani talenti tra cui il “critico cinematografico” Roberto Benigni. E’ grazie alla collaborazione reale dei canali Rai Sat (anche quest'anno sostenitori del BFF) e all'impegno personale del suo presidente Carlo Freccero, che durante il festival sarà possibile ricostruire il clima irripetibile di quell’esperienza di spettacolo in una serata live alla presenza di Arbore e di gran parte della sua “banda” d’allora. Resta da dire che quest'anno molto spazio è concesso anche a ciò che va oltre il momento della proiezione. Tutte le mattine saranno dedicate essenzialmente ad incontri sullo “stato delle cose” del documentario di oggi. L'ultima, quella di lunedì 9, sarà affidata a uno dei grandi del cinema del reale internazionale, Nicolas Philibert, che racconterà del rapporto tra autobiografia e soggetto filmato sulla base dell'esperienza del suo ultimo film Retour en Normandie a sua volta originato dal Moi, Pierre Rivière.... di René Allio del 1976. Le altre mattinate - organizzate in stretta collaborazione con gli amici della D.E-R e di Doc/It , le associazioni di categoria più importanti nel nostro territorio - vogliono fare il punto su questioni aperte: il ruolo dei festival per gli autori e il mercato, l’insegnamento del documentario tra scuola di base, università e corsi professionali, il rapporto tra scrittori che si muovono tra reportage e finzione e cineasti. In fondo, alla base di queste iniziative c'è il fatto che il BFF vuole sempre di più essere il luogo in cui “naturalmente” possano trovare a confrontarsi tutti coloro che al cinema del reale dedicano passione, lavoro, creatività o anche semplice intensa attenzione di spettatori. Il nostro obiettivo più desiderato sarà raggiunto se anche quest'anno Bellaria avrà saputo essere, per tutti una, accogliente, “Casa” del documentario.
Oggetto:
Per favore tieni presente che tutti i contributi a Wiki - Archivio per il cinema indipendente italiano possono essere modificati, stravolti o cancellati da altri contributori. Se non vuoi che i tuoi testi possano essere alterati, allora non inserirli.
Inviando il testo dichiari inoltre, sotto tua responsabilità, che è stato scritto da te personalmente oppure è stato copiato da una fonte di pubblico dominio o similarmente libera (vedi
My wiki:Copyright
per maggiori dettagli).
Non inviare materiale protetto da copyright senza autorizzazione!
Annulla
Guida
(si apre in una nuova finestra)
Toggle limited content width