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== Lo spazio della satira == Anteprima per il cinema indipendente italiano inaugura una sezione dedicata alla satira in video con 5 puntate di un programma realizzato da Daniele Ciprì e Franco Maresco, in cui recitano Mafiaman & CO. * Stanley’ s room n°1 (video) * Stanley s room n°2 (video) * Deposito n°38 (video) * Verso Vertov: appunti necropolitani (16mm b/n) === Comunicato Mafiaman === Mafiaman, di Ciprì & Maresco, è lo squallido sub-eroe che la miserabile “Cinico Tv” di Palermo ha lanciato nell’estate del 1990. Che cosa si propone Mafiaman? Mafiaman si propone, nell’italiaccia ipocrita e finta umanitaria dei Costanzo&C., di riabilitare, rivalutare, incoraggiare la Canaglia e il Gaglioffo che ogni autentico italiano si porta dentro. Mafiaman è un Liberatore, come Garibaldi o Michele Greco. === Cinocinema === Ho perso il “saggio”, mai finito, scritto per un’altra occasione, e questa poteva essere la volta buona per finirlo ... Ho perso quel che avevo già scritto a proposito della tv e del video “cinico” di Ciprì e Maresco daPalermo e in Palermo. Cinico è vicino, aveva cominciato a intitolarsi. Ma vicino a dove, a cosa? O “da” cosa? Come se si potesse dire “sta vicino da me!”’, dando alla vicinanza quella distanza che ha sempre la “vicinanza” e non può non avere a meno che non diventi identità, amore, annullamento di qualunque distanza e dimensione. So perché non ho “finito” di scrivere quel pezzo. Competitivo, avvertivo l’inanità di voler stare al passo della loro cinétv, della loro produttività seriale, del loro entusiasmo disperato, del massimalismo minimale che li porta (come un'entità blob) a funzionare da macchina bellica sempre pronta, pronta anche a accarezzare naturalmente, a esibire una terribile pietà. Ogni facilità del gesto minimo e della bella inquadratura piombata dalla bianconerizzazione video è evitata e sfondata dalla ripetizione, dalla profusione, dalle linee divergenti che trafiggono di volta in volta i “characters” continuamente coinvolti e ritornanti. Il rischio, per me (felicemente corresponsabile, con FuoriOrario e poi Blob, della loro “diffusione”) e per gli altri che li amano, è di usarne l’evidente qualità “altra”, le durezze ideologiche, la diversità rivendicata, la commistione alto/basso sofisticata e immediata. Facilizzarli, mitizzarne l’alterità televisiva (subito naturalmente o innaturalmente “accolta” anche - per esempio - in altri programmi di Raitre). Mentre Cinico non è un insert, non è qualcosa che si inserisce a forza magari subliminalmente e di nascosto. Cinico è già (stato) teoria, è già stato programma, serie di programmi in una tv di Palermo. E’ già l'archivio di se stesso, costituito in una memoria cinica che non può più lasciarci e non può lasciare neanche loro (loro, gli autori e gli “attori” di Cinico). Tutte le singole molecole e unità del loro lavoro, spessissimo in forma di frammento, consegnano l’idea di una brevità (e certo, sì, anche la brevità di un’idea) e la sensazione forte e fenomenologica di una durata, fossero anche trenta secondi. Derisoria e selvaggia, la fauna trovata e inventata da Cinico sembra sostituire qualunque narratività (se mai parodizzata, o evocata nelle parodie seriali e di generi tv), e compie il prodigio di attraversare alla fine (sommando i viaggi visivi e le apparizioni) uno spazio in partenza violentemente e stupendamente figurativizzato, usando la semplicità tecnica delle ottiche per immobilizzare l’illusione di una vita in movimento dentro linee prospettiche assolute e obbligate, per movimentare “quadri” che sembrano spietatamente cristallizzati (penso ora a un recentissimo “trenta secondi” dove il ciclista immobile sul fondo di uno strano castelletto isolato lascia vibrare in noi la domanda se davvero di un fondale fotografico si tratti (già la domanda è iperbolica, è folle e strano che uno se la ponga di fronte a un video come questo ... ) e poi un uccello entra dal nostro fuoricampo, si posa svolazzando sull’edificio, sollevandoci; a meno che, ancora più “stupido” di noi ... ). Più ancora che monumenti sparsi nel territorio “Palermo”, singoli oi gruppi di Cinico sono “il” monumento del territorio-palermo, la rete che ne resta, la topografia folle lucida della città. Città automaticamente già “post”, rovina (di senso) abitata, senza senso abitata. La scelta costante del biancoenero, oltre a filmizzare il video e a circoscrivere il colore (mi pare, mi sembra; ricordo) alla realtà più tipicamente televisiva di alcune vecchie trasmissioni in diretta da studio ora interrotte, contribuisce a racchiudere le violenze “genet/fassbinder” in cornici di rigore beckettiano. Al suono (oscillante tra jazz puro e duro che si duole di non poter essere davvero free e flagranza memorialistica del dialetto, oltre a alcune durate di rumore di fondo urbano/Iynchiano) è lasciato il compito di formalizzare il gioco, di ratificare a volte, di non lasciare a noi solo l’insostenibile evidenza e aggressività dell’operazione, di blandirci in un’eco di bellezza e di forma, in attesa di finali improvvisi e rapidi o di lenti svanimenti (lo spogliarello sempre più spellato e sfatto e vicinolontano di Dedicato a Enrico ...). Perchè infine (e dico “fine” solo perchè vorrei provarci a finire, in omaggio alle tipografie d’agosto che attendono, e lo dico perchè se no mi metterei a (non) spiegare perchè Cinico mi rammenta a volte Stockausen, a volte Albert Ayler e a volte addirittura se stesso il che è più grave o importante) la selvaggeria temperata e quindi potentissima di Cinico - immaginare appunto immaginare monumenti ma anche paesaggi interi animali televisori che sembrino avvolti da una sottile pellicola monumentale e raffermante ma lottino per uscirne spingano si stirino urlino ... - è già in stati diversi e si apre a soggetti diversi. Formalizzata e chiusa in attimi kubrickiani rivela poi di essere parte di un’impalcatura architettonica impressionante, o di un bellissimo zampillare umorale, e i tronchi già squadrati fluitanti di fronte a noi attendono anche di essere prelevati - se vogliamo -, tolti dalla corrente, immessi in un’altra. Non cercato, il cinema diventa un destino, come la televisione non era una condanna nè un mezzo ma appunto uno “stato”, il territorio del canale, scala seriale attraverso cui i ciclisti salivano i gradini dell’assurdo della fiction ... Più volte cambiato, il titolo del loro primo pezzo in pellicola, luglio 1991 (ovvero a specchio, come a Bellaria, video/cinema cinema/video), Verso Vertov, indica un “vettore” inatteso, una direzione sospesa, tra tecnica e umanismo, tra politica e estasi del guardare. Da cinici filosofi con in mano e negli occhi e nelle orecchie e nella pelle una macchina da presa che è lei già in parte quest'uomo, questo cinismo. La mano. Mane tekel phares. La macchina da presa tiene in mano l’uomofilosofocinicocineasta, ma Cinico non molla la presa a sua volta; chi tiene cosa si vedrà (si vedrà? Chi o cosa lo farà vedere?). Imbricazione. Accelerazione. Ubriacatura. Vertigine. Immigrazione nel cinema pronti a riemigrarne, a “non durare” perchè si è troppo duri, immigrati, negri, puri, soli, sporchi. Buoni e cattivi. (E poi, prima di tutto. L'invenzione assurdista e precisa di Mafiaman mostra - come già Loro di Palermo - in nitidezza assoluta un processo quasi inverso rispetto alla riscoperta neoneorealista e in realtà posttelevisiva postmoderna del “sociale” (vedi proprio il cinema “su” Palermo ...). Trangugiato il bicchiere hitchcockiano colmo di virus televisivi, forse già “mutati” per antidoti o mitridatizzazione, avventurarsi dentro le immagini come se fosse “realtà”, con la stessa serietà assoluta, con lo stesso gusto della derisione giocata fino in fondo...). Cinemacinico. Cinema anarchico, fatto di apparizioni solide. === LORO DI PALERMO: LA PAROLA A CIPRI’ E MARESCO === Il nostro lavoro non è un surrogato del cinema, ma utilizziamo il video come linguaggio, come arte indipendente. Lavoriamo su uno stereotipo: inquadratura ferma, bianco e nero, senza virtuosismi, perchè importante è la forma ... Non abbiamo mai perduto di vista il fatto che siamo al tramonto della parola e dell’immagine. Subentrerà la realtà virtuale che cancellerà l’artista. Sarà possibile la simulazione della realtà che si vuole possedendo soltanto una tuta e un paio di occhiali ... Raccontiamo un mondo di derelitti, di mostruosità, di mostri belli. Un mondo in cui si nega il desiderio e quindi la donna. Così i nostri personaggi sono venati di misoginia anche se abbiamo fatto Avanzi che è la tv delle ragazze ... Nell’Italia addormentata Palermo è una città ideale, perchè la si conosce meno ... La sua lingua, la sua cultura. E’ una città che sembra vergine: chici arriva per primo fa i soldi. Se uno vede La Piovra, pensa che i delinquenti siano così, che quella sia la psicologia del criminale, del mafioso. I palermitani ridono quando vedono cose del genere. I ragazzi si divertono a vedere Mery per sempre, perchè vedono i coetanei che conoscono e sentono le parolacce dette ai poliziotti ... ==== Ciprì & Maresco: una bio-film-videografia ==== Daniele Ciprì (Palermo, 1962) e Franco Maresco (Palermo, 1958) lavorano insieme dal 1987. Hanno realizzato diversi cortometraggi, tutti in bianco e nero. Collaborano, dal 1990, con Rai Tre (Avanzi, Fuori orario,‘ Blob). Sempre nel 1990, nell’ambito del Festival di Bellaria, vincono il concorso Tre minuti a tema fisso. Nel 1991 la rassegna Filmaker ha dedicato loro una personale. Sono anche gli autori di Mafiaman, il supereroe di Cosa Nostra. Di Mafiaman esiste anche una versione fumetto affidata al disegnatore satirico Franco Donarelli. Hanno partecipato con Verso Vertov: appunti necropolitani al XXI° Festival Internazionale del Cinema di Taormina. * 1988 Così (video) 1989 Pasta e patate (video) * Trinidad (video) * 1990 Mai (video) * Illuminati (video) * 1991 Oreto-Ovest (video) * Ornithology (video) * Il deserto dei gobbi (video) * Amici (video) * Addio o arrivederci (video)
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