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==== Il movimento di ritorno ==== Facciamo qualche passo indietro. Che cosa hanno a che fare questi movimenti di ritorno o questi movimenti reiterati con la forma rappresentativa e narrativa nel cinema di grande distribuzione? Sarebbe insufficiente rispondere a questa domanda in termini di semplice funzione sovrastrutturale di un'industria, il cinema i cui prodotti, i film, dovrebbero agire sulla coscienza del pubblico per addormentarlo con i suoi infusi ideologici. Se la messa in scena è messa in ordine di movimenti, non lo è in quanto propaganda (a favore della borghesia, direbbero alcuni, e della burocrazia, aggiungerebbero gli altri), ma in quanto propagazione, Nello stesso modo in cui la libido deve rinunciare alle sue eccedenze perverse per poter assicurare, all'interno di una genitalità normale, la propagazione della specie - solo fine per il quale permette la costituzione del “corpo sessuato”, così il film prodotto dall'artista nell'industria capitalistica (e ogni industria conosciuta al momento lo è), e risultante, l'abbiamo detto, dall'eliminazione dei movimenti anomali, dai dispendi inutili, dagli scarti di puro disfacimento, è composto come un corpo omogeneo e propagatore, un insieme riassemblato e fecondo che saprà tra. smettere, non perdere, ciò che porta con sé. Il racconto chiuderà la sintesi dei movimenti nell'ordine dei tempi e la rappresentazione prospettica nell'ordine degli spazi. Ora, in che cosa possono consistere tali chiusure, se non nel disporre la materia cinematografica secondo la figura del ritorno. Non parliamo qui solo dell'esigenza di guadagno imposta dal produttore all'artista, ma dell'esigenza di forma che l'artista fa gravare sul materiale. Ogni forma cosiddetta “buona” implica la riapparizione dell'identico, la riconversione della diversità nell'unità identica, In pittura, tutto questo può tradursi in rima plastica o in equilibrio di colori; in musica, può essere la risoluzione di una dissonanza nell'accordo di dominante; in architettura, una proporzione. La ripetizione, principio proprio non soltanto della metrica ma anche della ritmica, considerata nel senso della ripetizione dello stesso (dello stesso colore, della stessa linea, dello stesso angolo, dello stesso accordo o intervallo), è ciò che conviene a Eros-e-Apollo, ciò ce disciplina i movimenti riconduce ai limiti di tolleranza caratteristici del sistema o dell'insieme considerato. Quanto alla ripetizione, siamo stati fortemente tratti in inganno quando abbiamo creduto, con Freud, di scoprire in essa il movimento stesso delle pulsioni. Perché Freud, in Al di là del principio di piacere’ fa sempre ben attenzione a tenere distinti la ripetizione dello stesso, che segnala il regime delle pulsioni di vita, e la ripetizione dell'altro, che non può che essere altro dalla prima ripetizione indicata, corrispondente alle pulsioni di morte: essendo queste fuori dal regime assegnabile dal corpo o dall'insieme, non è possibile distinguervi ciò che ritorna, quando, con esse, a ripresentarsi è l'intensità di estremo godimento e pericolo di cui esse sono portatrici. AL punto che bisogna chiedersi se si tratta proprio di ripetizione, o se invece non si tratti ogni volta di altro, e se l'eterno ritorno di queste sterili esplosioni di investimenti libidici non debba essere concepito in un diverso ordine spazio-temporale rispetto a quello della ripetizione dello stesso, come loro copresenza incompossibile [coprésence incompossible]. Qui ci si scontra certamente con l'insufficienza del pensiero, che necessariamente passa per il medesimo che è il concetto. I movimenti del cinema sono in generale quelli del ritorno, cioè della ripetizione dello stesso e della sua propagazione. La sceneggiatura, un intrigo con epilogo, rappresenta, nell'ordine degli affetti relativi ai “significati” (denotati e connotati, direbbe Metz), la stessa risoluzione di una dissonanza che la forma della sonata in musica. A questo proposito, ogni fine, anche mortale, è buona in quanto fine, come risoluzione di una dissonanza. Nel registro degli affetti relativi ai “significanti” cinematografici e filmici, troverete applicati a tutti i campi (focale, messa in quadro, raccordo, illuminazione, stampa, ecc...) la stessa regola di riassorbimento della diversità nell'unità, la legge del ritorno dello stesso attraverso una parvenza d’alterità che, in realtà, non è che un espediente.
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