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== ARBORE E QUELLI DELL'ALTRA DOMENICA == Renzo Arbore e il suo talento hanno segnato la storia della radio e della televisione italiana. Come ha scritto Aldo Grasso: “Arbore può essere considerato quella coscienza mediologica della televisione di cui spesso si sente la mancanza, si è dimostrato il solo capace di ricomporre la frammentarietà del mez20 e di afferrarne la natura eterogenea. Ha fatto televisione sapendo che essa è anche radio, cinema, teatro, giornale”. E infatti nei suoi decenni di carriera fortunatissima, caratterizzata anche dalla scelta pervicace di non inflazionare mai se stesso, è stato protagonista incontrastato e grande innovatore di radio, televisione, cinema, musica. Basta scorrere velocemente la biografia artistica di Arbore per comprendere quale sia stata la sua portata nel panorama dello show business di ieri e di oggi. Certo, la prima immagine che può venire alla mente è quella del conduttore televisivo o dell’agitatore di masse con la musica della sua Orchestra Italiana, ma Arbore è stato ed è molto di più, passando per il cinema, fatto con impronta personalissima, l'amore per ogni genere di musica e la sua personalità aperta, che alterna con divertimento e geniale leggerezza “alto” e popolare, amore per Napoli e il mandolino con il jazz e l'America. In coppia con Gianni Boncompagni firma dapprima una serie di trasmissioni radiofoniche che resteranno negli annali e che saranno di ispirazione per generazioni di autori e disc-jockey: nel 1965 “Bandiera gialla” (ideata con Adriano Mazzoletti) che fu anche una rubrica del “Radiocorriere Tv” firmata dallo stesso Arbore per parecchi anni; nel 1966 (con Enrico Roda) “Per voi giovani”, in cui viene dato spazio all'emergente cultura giovanile. Un clamoroso successo fu, in radio, la trasmissione “Alto gradimento”, anch'essa condotta con il sodale Boncompagni, esilarante galleria di personaggi che si alternavano alla messa in onda di musica internazionale, che Arbore stesso (entrato in RAI come programmatore musicale) scovava. Una trasmissione geniale, che realizzò indici di ascolto impensabili, creando tormentoni comici che per anni rimasero nella mente e nei modi di dire della gente. La prima puntata andò in onda il 7 luglio 1970, dalle 13 alle 14, e così sarà per oltre sei anni. Al fianco di Arbore e di Boncompagni c'erano Giorgio Bracardi e Mario Marenco. L'idea nacque da un film americano degli anni Quaranta, Helzapoppin' di Henry G.Potter, una successione ininterrotta di battute e situazioni demenziali e anticonvenzionali. Max Vinella, il colonnello Buttiglione, Scarpantibus, la Sgarambona, il professor Aristogitone, lo studente Verzo, il tenente Catenacci entrarono nell'immaginario collettivo. “Alto gradimento” fu una stralunata dissacrazione delle regole della radio, della pubblicità di prodotti inesistenti e surreali, del ricorso sistematico alla tecnica del tormentone. Divenne un fenomeno di costume, il modello di tutte le radio libere nate negli anni Settanta, e tuttora influenza moltissimi programmi radiofonici. Nel 1969 Arbore inizia la carriera televisiva; quegli anni caldi, di contestazione, gli ispirarono “Speciale per voi”, programma musicale che tenne a battesimo nomi come Lucio Battisti. Per la prima volta famosi cantanti venivano messi sotto il fuoco incrociato di domande e osservazioni, anche cattive, da parte del pubblico in sala. E' il primo talk-show della televisione italiana. Poi arrivò “L'altra domenica”... e ancora “Tagli, ritagli e frattaglie”, “Telepatria International”, “Cari amici, vicini e lontani”, in un - ancora una volta innovativo - connubio fra radio e Tv e nel 1985 “Quelli della notte”, che inaugura la “seconda serata”, in cui Arbore si trova a proprio agio al punto di diventarne un assiduo frequentatore. La trasmissione è il trionfo dell’improvvisazione al suo stato più alto, imponendo uno stile nuovo, in cui i protagonisti nel salotto chiacchierano a ruota libera seguendo un filone decretato dal tema della puntata, sfociando in una comicità improvvisata ed improvvisa. Satira dei dilaganti salotti televisivi, lanciò Nino Frassica nelle vesti di Frate Antonio da Scasazza che con i suoi sproloqui fece divertire mezza Italia. E poi Riccardo Pazzaglia il filosofo partenopeo, Massimo Catalano l’intellettuale viveur, Maurizio Ferrini commerciante romagnolo di pedalò, Simona Marchini romantica sognatrice, Marisa Laurito cugina in attesa perenne del fidanzato. Tornarono poi Marenco, Andy Luotto, tutti orchestrati da Arbore, grande trascinatore. La trasmissione segnò un’epoca e i tormentoni e le battute entrarono nel gergo quotidiano. A riprova del fenomeno, l’album con le musiche della trasmissione vendette 500.000 copie. Nel 1987 parte la striscia quotidiana di “D.0.C.”, programma musicale con Gegè Telesforo e Monica Nannini, che Arbore collocherà un anno dopo nella fascia oraria notturna a lui prediletta nella trasmissione dal titolo “International D.O.C. Club”. Ma questo è soprattutto l’anno di “Indietro tutta”, programma satirico in cui Arbore è ammiraglio di questa nave che naviga all'indietro, coadiuvato, nelle 65 puntate quotidiane, dal “bravo presentatore” Nino Frassica. Il programma stigmatizzava l’invadenza della televisione di tipo commerciale, ridicolizzandone usi e costumi; c'erano le ballerine brasiliane del Cacao Meravigliao, che rappresentavano un surreale sponsor (ma la gente lo chiedeva davvero nei negozi) e le Ragazze Coccodè, un ridicolo corpo di ballo. Ancora accanto ad Arbore, Marenco che impersonava Riccardino, un bambino dispettoso che con tanto di grembiule e cartella passava il tempo a rincorrere il cane Fiocco; il maestro Mazza era a capo dell'orchestra Mamma li Turchi, Francesco Paolantoni era Cupido, appeso all’altalena e intento a lanciare frecce che non andavano mai a segno, Fulvio Falzarano il gonghista. La scenografia rappresentava una nave e Arbore era attorniato da due ragazze che rappresentavano Miss Nord e Miss Sud (Nina Soldano e una giovanissima Maria Grazia Cucinotta). Nel 1990 conduce “Il caso Sanremo”, dove in un processo simulato è giudice su fatti e misfatti della storia canora sanremese attorniato da una improbabile corte e avvocati interpretati da Michele Mirabella e Lino Banfi. Due anni dopo rende omaggio in Tv a Totò con “Caro Totò... ti voglio presentare”. Nel 1996 conduce per 22 ore “La giostra”, in diretta via satellite per Rai International di cui è diventato direttore artistico e testimonial. Il 22 gennaio 2005 il grande ritorno televisivo con “Speciale per me”, ovvero “Meno siamo, meglio stiamo”, in compagnia di Marisa Laurito, Michele Mirabella, il maestro Leo di San Felice e il presentatore Stornaiuolo, tanti ospiti e spezzoni televisivi e cinematografici. Un programma (fascia notturna) in cui i televisivamente “maleducati” spettatori di oggi ascoltano musica jazz, tra una battuta e un’altra, passando per la rivisitazione di reperti televisivi dispersi di artisti che hanno caratterizzato la televisione italiana. Di nuovo un grande successo, con il 25% di share. C'è anche un programma Tv dove Arbore non compare fisicamente: è “Marisa la Nuit”, dove è voce fuori campo per la Laurito. Evidente l'ispirazione di questo modo di fare televisione in successivi programmi di successo, che poi saranno un marchio della Gialappa's Band. === IL CINEMA === Arbore ha frequentato anche, in varie vesti, il grande schermo: la prima esperienza cinematografica, risalente al 1971, è come attore nel film Giù /a testa... hombre, per la regia di Demofilo Fidani. Lo stesso anno, sempre per la regia di Fidani, interpreta uno sceriffo nel film Per una bara piena di dollari. Nel 1981, scrive, dirige ed interpreta // Pap'occhio, una satira che mischia il sacro e il profano. Assieme ad Arbore e a Benigni, fanno parte del cast del film Mariangela Melato, Andy Luotto, Isabella Rossellini, Diego Abatantuono, Silvia Annichiarico, Luciano De Crescenzo (autore con Arbore della sceneggiatura), Le Sorelle Bandiera. In questo film il Papa, convinto di voler rimodernare il linguaggio della Chiesa, contatta Arbore per fargli dirigere un programma musicale nel nuovo canale televisivo del Vaticano. Arbore accetta, chiamando a sé tutta la sua “sacra famiglia" di collaboratori con i quali invade il palazzo papale. Cantato come un musical, colmo di citazioni (tra cui Prova d'orchestra, di Fellini), è anche un omaggio alla letteratura italiana (Dante), alla cultura dello spettacolo e dell'intrattenimento americano (musical), ed è una divertentissima messa in scena delle più celebri tappe della storia di Gesù, dall'Ultima Cena al tradimento di Giuda per trenta gettoni, dal gallo che canta, sino alla presenza di Dio in persona. È anche l'unico film italiano che gode della partecipazione straordinaria di Martin Scorsese (all'epoca in cui fu girata la pellicola, marito di Isabella Rossellini). Il film venne ritirato dalle sale per una discussa sentenza di un tribunale che vide nel film espliciti attacchi al Vaticano; ne fu disposto il sequestro per vilipendio della religione di Stato nel momento del suo maggior successo. Fu ridistribuito solo nel 1998, e dopo che Benigni ottenne tre premi Oscar. Le scene d'interni furono girate nella Reggia di Caserta. La fotografia appartiene a Luciano Tovoli, lo stesso direttore di Professione: reporter (1975) di Michelangelo Antonioni e di diversi film di Dario Argento. Un'altra interpretazione da attore un anno dopo in Quasi quasi mi sposo per la regia di Vittorio Sindoni; poi cura le musiche, nel 1985, di // mistero di BellaviSta, scritto e diretto da Luciano De Crescenzo. Il 1983 è l'anno di FF.SS, Cioè: che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?. Un film di un umorismo innovativo, e vitalissimo, che alterna parodia e satira, dialetto e lingua, comicità e invenzioni visive, come sottolineò all'epoca anche Morando Morandini; Arbore ne firma la regia e la sceneggiatura, oltre ad interpretare Onliù Caporetto, che promuove le gesta canore di una talentuosa ragazza (Lucia, interpretata da Pietra Montecorvino) e percorrerà assieme a lei tutti i gradini fino ad arrivare ad affermarsi al Festival di Sanremo. Compare ancora come attore in L'odore della pioggia di Nico Cirasola (1989) e in Il fratello minore di Stefano Gigli (2000). * L'altra domenica * Il Pap'occhio di Renzo Arbore
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