1992: differenze tra le versioni
Creata pagina con "miniatura|Locandina Anteprima per il cinema indipendente italiano, 1992 Categoria:Edizione Categoria:1992" |
Nessun oggetto della modifica |
||
Riga 1: | Riga 1: | ||
== Enti promotore == | |||
[[File:1992 Locandina Anteprima per il Cinema Indipendente Bellaria Film Festival.jpg|miniatura|Locandina Anteprima per il cinema indipendente italiano, 1992]] | [[File:1992 Locandina Anteprima per il Cinema Indipendente Bellaria Film Festival.jpg|miniatura|Locandina Anteprima per il cinema indipendente italiano, 1992]] | ||
* COMUNE DI BELLARIA IGEA MARINA | |||
* ASSESSORATO ALLA CULTURA | |||
* MINISTERO DEL TURISMO E DELLO SPETTACOLO | |||
* REGIONE EMILIA ROMAGNA | |||
* AZIENDA DI PROMOZIONE TURISTICA DEL CIRCONDARIO DI RIMINI | |||
== Comitato scientifico == | |||
Morando Morandini (Presidente), Antonio Bernardi (VicePresidente), Luigi Barberini, Antonio Costa, Enrico Ghezzi, Gianfranco Miro Gori, Marzia Milanesi, Mario Sesti, Roberto Silvestri, Gianni Volpi | |||
== Direzione artistica == | |||
Luigi Barberini, Enrico Ghezzi, Morando Morandini, Gianni Volpi | |||
== Direttore organizzativo == | |||
Gianfranco Miro Gori | |||
== Segreteria e catalogo == | |||
Nicoletta Donati, Annamaria Gradara, Andrea Menghi | |||
== Ufficio stampa == | |||
Marzia Milanesi | |||
== Amministrazione e servizi tecnici: == | |||
Saverio Gori | |||
== Presentazione == | |||
Di Antonio Bernardi | |||
Dieci anni: buon compleanno Anteprima! Auguri dagli amici sempre più numerosi e inversamente proporzionali ai detrattori. A questa veneranda età, un festival può rischiare di diventare un’istituzione, può perdersi nella babele di rassegne in cui il cinema è venuto ad essere oggetto di culto come non mai, mentre le sale son sempre più‘ “deserte e sempre maggiormente dedite nel programmare quei pochi titoli che “tirano”. E per contro 3 era visto. t tanto spazio dedicato sui media allo spettacolo, mai, SÌ, erano viste tanto diversificate proposte spettacolari nei entri come nelle periferie. Eppure il cinema sopravvive a fatica e trova in rassegne come la nostra la forza necessaria per guardare al proprio futuro, che è futuro di idee ma anche di autori e di mezzi. E a ben vedere, l’immaginario .che si esprime nel cinema spettacolare di oggi (sia quello dichiaratamente commerciale che quello che da marginale e minore ha saputo diventare centrale), è. «prevalentemente esorcistico, nel senso’ che volutamente dimentica di essere tale e diventa volontà feroce di non affrontare il problema. Ristretto a un quotidiano povero e profondamente deturpato, si può ben dire che solo il comico (dalla variante orrifica alla demenziale) tenta ancora di esprimere una qualche interpretazione del reale. Ed allora Anteprima ’92 per coltivare la propria maturità (ma evitando di teorizzare linee di tendenza) pratica l’esplorazione ad ampio raggio di questi settori, dedicando all’ “orrore” il tema/pretesto di questa edizione e riservando alla satira un'apposita sezione. Contenuti motivatamente attuali per uno spazio che vuole comunque restare a disposizione del Cinema Indipendente e di quei giovani autori che sanno ancora porsi la questione, nell’assenza di prospettive credibili, di difendere i luoghi della propria marginalità. Anteprima afferma e diffonde questa marginalità non come ruolo consolatorio ma come luogo e identità di un ruolo che punta alla propria affermazione. Crediamo giusto sottolinearlo, al di là di ogni celebrazione e dei risultati raggiunti, come asse teorico portante della nostra rassegna. Per parte nostra l'impegno nel qualificare Anteprima senza snaturare i caratteri ma con rinnovata attenzione ai rapporti con enti e privati che possano agevolarne la crescita. | |||
== DIECI ANNI PRIMA / SONO NATO, MA... == | |||
Di Enrico Ghezzi | |||
Si dice così nelle narrazioni, si scrive, si legge nei cartelli dei cronologici dei film: dieci anni prima. Non è “dieci anni fa”, non ci si pone nel presente da cui si parla ma, proprio come al cinema, o più “in alto” (in un punto da cui sia possibile giocare a immaginare la valle del tempo, o fingere di raccontarla), o comunque in un luogo lontano dal presente, un luogo da cui il presente appaia un punto in quel flusso parallelo (parallelo alla nostra vita che è stratificazione scultorea, corpo mutante del tempo) che è il tempo. Fedele ai suoi limiti (cinema indipendente italiano), fedele alle sue contaminazioni (cinema che in realtà vuol dire video, vuol dire frammento, vuol dire tentativo; indipendenza che può voler dire indigenza ma anche stato mentale che permette semplicemente a un autore o a un'immagine di non conservare alcuna traccia della committenza o della ricchezza che li promuovono; italiano che vuol dire anche retrospettive straniere, (che risulta scelta quasi paradossalmente elitaria, in uno spazio/tempo che d’estate è uno dei più turisticamente poliglotti e multinazionali, la costa adriatica), Anteprima è tecnicamente sempre meno un’anteprima. Sono diversi, nel territorio e nel calendario, i momenti in cui questo cinema si manifesta pubblicamente in Italia, compreso quel luogo/momento che è la televisione. Se esiste ormai un vero e proprio circuito fisso di sale/festival in tutto il mondo, attraverso cui passano nell’arco di un paio d’anni tutte o quasi tutte le produzioni d’autore (non necessariamente difficili o d’avanguardia), molte delle quali alla fine tristemente o quasi naturalmente o felicemente realizzate solo in quella distribuzione festivaliera e poi nel passaggio televisivo, lo stesso accade per il piccolo cinema e video indipendente. Paradosso pericoloso. L’incerto, il nascente, che a sua volta in qualche modo si cristallizza, gira di festival in festival, si ferma nello stato intermedio (e per questo vitale) in cui è, 0 in cui era, quando questo “esserci” si protrae troppo a lungo, come se le larve fingessero di essere farfalle. Oppure è vero anche il contrario. Il lavorìo sordamente gioioso o gioiosamente subalterno e briciolesco intrapreso da dieci anni a Bellaria (il più basso e elemosinesco dei contributi della più piccola delle reti televisive al più piccolo e indipendente dei piccoli film d’autore italiani per un passaggio tv eccede tranquillamente tutto il budget complessivo del nostro festival) ha prodotto anche un circuito di desideri non frenetici e non megalomani, di consapevolezza ora economica ora creativa che sceglie un itinerario trasversale non necessariamente e ideologicamente underground, che pratica il tempo del troppo presto troppo tardi sapendo che il cinema sta tutto in questo scarto, in questa impossibilità temporale, permettendosi di (non) invecchiare dentro di esso. Stupefacente e confortante è per esempio la costanza di Cinico Tv dei palermitani Ciprì e Maresco (che qualunque produttore cinematografico appena attento al baluginare delle immagini anche in tv dovrebbe già aver peraltro subissato di proposte), che restano fedeli alla loro infedeltà allo schema tipico del rapporto tra l’autore indipendente e l’istituzione/miraggio che è il cinema; mantenendo un rapporto con l’istituzione non-miraggio che è la tv in Italia e con il vortice di linguaggi che è la tv nel mondo; sapendo che il loro nulla lì trova il suo pubblico piccolo e enorme, il suo unico sacrificio (o martirio, o santificazione); producendo un video che è il cinema più cinema che si possa vedere oggi; secernendo una miriade di corti che può già riempire una notte intera meglio della filmografia di un autore affermato. Dieci anni prima. Dieci festival fa, 1983. A Venezia, nella famigerata sezione De Sica, c’era anche Testadura di Daniele Segre, di nuovo a Venezia quest'anno in una sezione analoga (le mattinate ...) e presenza ripetuta e apprezzata a Bellaria, anzi vincitore nel 1984 con Vite di ballatoio (e un altro nome iperbellariese, Soldini, è a Venezia con un “corto”). Nell’anno di trionfo morte risurrezione autoriale del Prenom Carmen di Godard iperpremiato dalla giuria di Bernardo Bertolucci, a Venezia 1983 c’era in concorso il Pupi Avati di Una gita scolastica, e forse a qualcuno sembrò una scelta coraggiosa. Avati è in concorso anche quest'anno, ma in concorso ci sono anche i due esordi assoluti di Grimaldi e di Martone, una scelta coraggiosa sicuramente. E questa estate delle esplosioni di Falcone e Borsellino (scriviamolo, ce lo ricorderemo) è anche quella in cui il cinema italiano (un po’ più) “giovane” sembra esplodere: molti film da selezionare, molti film nei festival, molti film ancora in produzione, molti capitali che escono a volte non si sa (0 non si vuol sapere) da dove, qualche produttore, anche molto entusiasmo. Ma è buffo leggere ancora i nomi sparsi nelle sezioni veneziane di nove anni e dieci festival “prima”. Col Centro Sperimentale (quest'anno retrospettivato qui in schegge e provini, anche stranieri e “apolidi” per fortuna) c'erano Gaudino (già con il primo Aldis, poi a Bellaria e poi di nuovo a Venezia in altri anni e altre versioni, film meteora di un decennio, che ancora blocca la gente a bocca aperta intravisto di notte in tv) e la Archibugi, con la scuola Gaumont esordivano in corto Carlei e Luchetti, veniva fischiato alla De Sica l’oscarino di dieci anni dopo Salvatores col primo film, e al primo film arrivavano anche Mazzucco e Barzini, e si vedeva un unicum come Amore tossico; Ghezzi e Giusti presentavano i caroselli d'autore col titolo di Corti comici e Corti firmati. A Bellaria aveva vinto Come dire di Fumagalli, comunque un bel titolo, una bella incertezza. Avrebbero in seguito “vinto” perfino dei cortometraggi, con scandalo dei benpensanti da regolamento. E quest’incertezza è mantenuta, come sola identità di un’ Anteprima che appunto non lo è più, che è ormai parte di un discorso diffuso. Insieme con quella sfida al desiderio di fare che si deve concentrare nel concorso dei tre minuti (sperando che anche uno solo dei “tre minuti” possa per qualcuno giustificare dieci anni di Bellaria ...?). Povero, e contaminato (lontano dal rigore obbligato della “povertà”) il “momento Bellaria” può adesso forse puntare ad essere, oltre che “rassegna”, un punto archimedeo da cui con leggerezza far “levare” in aria proposte invenzioni urli di immagini. Senza mai cadere nel ruolo terribile evocato in un film bellissimo di Ozu (nel 1932, sessant'anni prima), il ruolo del “Padre” che i figli vedono fare il giullare nel filmino familiare dell’industriale suo datore di lavoro. (Il giorno dopo padre e figli tristissimamente “si riconciliano”; noi vorremmo rimanere non riconciliati). Il titolo del film è Sono nato, ma ... | |||
== Concorso Anteprima == | |||
* [[Alzati e cammina]] di Alessandro Antonini, Maurizio Margherito | |||
* [[Amori furtivi]] di Nicola Cometti | |||
* [[Arturo perplesso davanti alla casa abbandonata sul mare]] di Marilisa Calò | |||
* [[L'attesa]] di Vittorio Rifranti | |||
* [[Bernie e Michele]] di Giorgio Comaschi | |||
* [[La bolletta]] di Sandro Baldoni | |||
* [[La casa rossa]] di Roberta Brambilla | |||
* [[Che ore sono]] di Francesca Frangipane | |||
* [[Cuore nero]] di Umberto Cantone | |||
* [[Il dono dei magi]] di Valerio Andrei | |||
* [[Ex scuola fossante]] di Mattia Ruggeri | |||
* [[Floyd]] di "La Chiesa dell’Elettrosofia" | |||
* [[Gino chi l'ha visto]] di Stefano Giannuzzi | |||
* [[Giornata di uno scrutatore]] di Stefania Foltran | |||
* [[Ipocrites]] di Stefano Sollima | |||
* [[Keep in touch]] di Thomas Herrmann | |||
* [[Microfilm]] di Federico Ramundo | |||
* [[Natura morta]] di Diana Kavaklyska | |||
* [[Non è romantico]] di Giovanna Sonnino | |||
* [[Nubi]] di Gianluca Maria Tavarelli | |||
* [[Onde]] di Eriberto Andretta, Pierpaolo Antonello | |||
* [[Poi dopo]] di Lucio Lionello, Alessandro Tannoia | |||
* [[Rabbia]] di Gianni D'Angelo | |||
* [[Risotto]] di Amedeo Fago | |||
* [[La scocciatrice]] di Luca Faggioli | |||
* [[Un sogno perso]] di Pasquale Scimeca | |||
* [[Sono già morti]] di Stefano Milla | |||
* [[Totem-s]] di Grazia Licari, Alessio Slossel | |||
* [[Tramonti]] di Werner Eckl | |||
* [[L'uomo dei guanti]] di Cristiano Bortone | |||
* [[Vacchi, ragazzi!]] di Maria Claudia Rossi | |||
* [[Il vecchio dentro]] di Antonio Rezza | |||
* [[Vera]] di Francesca Ghiotto | |||
== Premio casa rossa == | |||
* [[Notte di stelle]] di Luigi Faccini | |||
* [[Gli ultimi giorni]] di Corso Salani | |||
* [[Uova di garofano]] di Silvano Agosti | |||
* [[Vito e gli altri]] di Antonio Capuano | |||
== Sguardi == | |||
Barrio chino di Morando Morandini jr., Gherardo Morandini | |||
I colori della memoria di Damiano Tavoliere | |||
Enrico del Piero - poeta del nostro secolo di Guglielmo Zanette | |||
La fiera dell'identità di Danijel Jarc | |||
INQUISIZIONE - Strumenti di tortura dal museo di criminologia medioevale di Milano di Claudio Centimeri, Walter Sabino | |||
[[Categoria:Edizione]] | [[Categoria:Edizione]] | ||
[[Categoria:1992]] | [[Categoria:1992]] |
Versione delle 10:58, 11 mar 2025
Enti promotore

- COMUNE DI BELLARIA IGEA MARINA
- ASSESSORATO ALLA CULTURA
- MINISTERO DEL TURISMO E DELLO SPETTACOLO
- REGIONE EMILIA ROMAGNA
- AZIENDA DI PROMOZIONE TURISTICA DEL CIRCONDARIO DI RIMINI
Comitato scientifico
Morando Morandini (Presidente), Antonio Bernardi (VicePresidente), Luigi Barberini, Antonio Costa, Enrico Ghezzi, Gianfranco Miro Gori, Marzia Milanesi, Mario Sesti, Roberto Silvestri, Gianni Volpi
Direzione artistica
Luigi Barberini, Enrico Ghezzi, Morando Morandini, Gianni Volpi
Direttore organizzativo
Gianfranco Miro Gori
Segreteria e catalogo
Nicoletta Donati, Annamaria Gradara, Andrea Menghi
Ufficio stampa
Marzia Milanesi
Amministrazione e servizi tecnici:
Saverio Gori
Presentazione
Di Antonio Bernardi
Dieci anni: buon compleanno Anteprima! Auguri dagli amici sempre più numerosi e inversamente proporzionali ai detrattori. A questa veneranda età, un festival può rischiare di diventare un’istituzione, può perdersi nella babele di rassegne in cui il cinema è venuto ad essere oggetto di culto come non mai, mentre le sale son sempre più‘ “deserte e sempre maggiormente dedite nel programmare quei pochi titoli che “tirano”. E per contro 3 era visto. t tanto spazio dedicato sui media allo spettacolo, mai, SÌ, erano viste tanto diversificate proposte spettacolari nei entri come nelle periferie. Eppure il cinema sopravvive a fatica e trova in rassegne come la nostra la forza necessaria per guardare al proprio futuro, che è futuro di idee ma anche di autori e di mezzi. E a ben vedere, l’immaginario .che si esprime nel cinema spettacolare di oggi (sia quello dichiaratamente commerciale che quello che da marginale e minore ha saputo diventare centrale), è. «prevalentemente esorcistico, nel senso’ che volutamente dimentica di essere tale e diventa volontà feroce di non affrontare il problema. Ristretto a un quotidiano povero e profondamente deturpato, si può ben dire che solo il comico (dalla variante orrifica alla demenziale) tenta ancora di esprimere una qualche interpretazione del reale. Ed allora Anteprima ’92 per coltivare la propria maturità (ma evitando di teorizzare linee di tendenza) pratica l’esplorazione ad ampio raggio di questi settori, dedicando all’ “orrore” il tema/pretesto di questa edizione e riservando alla satira un'apposita sezione. Contenuti motivatamente attuali per uno spazio che vuole comunque restare a disposizione del Cinema Indipendente e di quei giovani autori che sanno ancora porsi la questione, nell’assenza di prospettive credibili, di difendere i luoghi della propria marginalità. Anteprima afferma e diffonde questa marginalità non come ruolo consolatorio ma come luogo e identità di un ruolo che punta alla propria affermazione. Crediamo giusto sottolinearlo, al di là di ogni celebrazione e dei risultati raggiunti, come asse teorico portante della nostra rassegna. Per parte nostra l'impegno nel qualificare Anteprima senza snaturare i caratteri ma con rinnovata attenzione ai rapporti con enti e privati che possano agevolarne la crescita.
DIECI ANNI PRIMA / SONO NATO, MA...
Di Enrico Ghezzi
Si dice così nelle narrazioni, si scrive, si legge nei cartelli dei cronologici dei film: dieci anni prima. Non è “dieci anni fa”, non ci si pone nel presente da cui si parla ma, proprio come al cinema, o più “in alto” (in un punto da cui sia possibile giocare a immaginare la valle del tempo, o fingere di raccontarla), o comunque in un luogo lontano dal presente, un luogo da cui il presente appaia un punto in quel flusso parallelo (parallelo alla nostra vita che è stratificazione scultorea, corpo mutante del tempo) che è il tempo. Fedele ai suoi limiti (cinema indipendente italiano), fedele alle sue contaminazioni (cinema che in realtà vuol dire video, vuol dire frammento, vuol dire tentativo; indipendenza che può voler dire indigenza ma anche stato mentale che permette semplicemente a un autore o a un'immagine di non conservare alcuna traccia della committenza o della ricchezza che li promuovono; italiano che vuol dire anche retrospettive straniere, (che risulta scelta quasi paradossalmente elitaria, in uno spazio/tempo che d’estate è uno dei più turisticamente poliglotti e multinazionali, la costa adriatica), Anteprima è tecnicamente sempre meno un’anteprima. Sono diversi, nel territorio e nel calendario, i momenti in cui questo cinema si manifesta pubblicamente in Italia, compreso quel luogo/momento che è la televisione. Se esiste ormai un vero e proprio circuito fisso di sale/festival in tutto il mondo, attraverso cui passano nell’arco di un paio d’anni tutte o quasi tutte le produzioni d’autore (non necessariamente difficili o d’avanguardia), molte delle quali alla fine tristemente o quasi naturalmente o felicemente realizzate solo in quella distribuzione festivaliera e poi nel passaggio televisivo, lo stesso accade per il piccolo cinema e video indipendente. Paradosso pericoloso. L’incerto, il nascente, che a sua volta in qualche modo si cristallizza, gira di festival in festival, si ferma nello stato intermedio (e per questo vitale) in cui è, 0 in cui era, quando questo “esserci” si protrae troppo a lungo, come se le larve fingessero di essere farfalle. Oppure è vero anche il contrario. Il lavorìo sordamente gioioso o gioiosamente subalterno e briciolesco intrapreso da dieci anni a Bellaria (il più basso e elemosinesco dei contributi della più piccola delle reti televisive al più piccolo e indipendente dei piccoli film d’autore italiani per un passaggio tv eccede tranquillamente tutto il budget complessivo del nostro festival) ha prodotto anche un circuito di desideri non frenetici e non megalomani, di consapevolezza ora economica ora creativa che sceglie un itinerario trasversale non necessariamente e ideologicamente underground, che pratica il tempo del troppo presto troppo tardi sapendo che il cinema sta tutto in questo scarto, in questa impossibilità temporale, permettendosi di (non) invecchiare dentro di esso. Stupefacente e confortante è per esempio la costanza di Cinico Tv dei palermitani Ciprì e Maresco (che qualunque produttore cinematografico appena attento al baluginare delle immagini anche in tv dovrebbe già aver peraltro subissato di proposte), che restano fedeli alla loro infedeltà allo schema tipico del rapporto tra l’autore indipendente e l’istituzione/miraggio che è il cinema; mantenendo un rapporto con l’istituzione non-miraggio che è la tv in Italia e con il vortice di linguaggi che è la tv nel mondo; sapendo che il loro nulla lì trova il suo pubblico piccolo e enorme, il suo unico sacrificio (o martirio, o santificazione); producendo un video che è il cinema più cinema che si possa vedere oggi; secernendo una miriade di corti che può già riempire una notte intera meglio della filmografia di un autore affermato. Dieci anni prima. Dieci festival fa, 1983. A Venezia, nella famigerata sezione De Sica, c’era anche Testadura di Daniele Segre, di nuovo a Venezia quest'anno in una sezione analoga (le mattinate ...) e presenza ripetuta e apprezzata a Bellaria, anzi vincitore nel 1984 con Vite di ballatoio (e un altro nome iperbellariese, Soldini, è a Venezia con un “corto”). Nell’anno di trionfo morte risurrezione autoriale del Prenom Carmen di Godard iperpremiato dalla giuria di Bernardo Bertolucci, a Venezia 1983 c’era in concorso il Pupi Avati di Una gita scolastica, e forse a qualcuno sembrò una scelta coraggiosa. Avati è in concorso anche quest'anno, ma in concorso ci sono anche i due esordi assoluti di Grimaldi e di Martone, una scelta coraggiosa sicuramente. E questa estate delle esplosioni di Falcone e Borsellino (scriviamolo, ce lo ricorderemo) è anche quella in cui il cinema italiano (un po’ più) “giovane” sembra esplodere: molti film da selezionare, molti film nei festival, molti film ancora in produzione, molti capitali che escono a volte non si sa (0 non si vuol sapere) da dove, qualche produttore, anche molto entusiasmo. Ma è buffo leggere ancora i nomi sparsi nelle sezioni veneziane di nove anni e dieci festival “prima”. Col Centro Sperimentale (quest'anno retrospettivato qui in schegge e provini, anche stranieri e “apolidi” per fortuna) c'erano Gaudino (già con il primo Aldis, poi a Bellaria e poi di nuovo a Venezia in altri anni e altre versioni, film meteora di un decennio, che ancora blocca la gente a bocca aperta intravisto di notte in tv) e la Archibugi, con la scuola Gaumont esordivano in corto Carlei e Luchetti, veniva fischiato alla De Sica l’oscarino di dieci anni dopo Salvatores col primo film, e al primo film arrivavano anche Mazzucco e Barzini, e si vedeva un unicum come Amore tossico; Ghezzi e Giusti presentavano i caroselli d'autore col titolo di Corti comici e Corti firmati. A Bellaria aveva vinto Come dire di Fumagalli, comunque un bel titolo, una bella incertezza. Avrebbero in seguito “vinto” perfino dei cortometraggi, con scandalo dei benpensanti da regolamento. E quest’incertezza è mantenuta, come sola identità di un’ Anteprima che appunto non lo è più, che è ormai parte di un discorso diffuso. Insieme con quella sfida al desiderio di fare che si deve concentrare nel concorso dei tre minuti (sperando che anche uno solo dei “tre minuti” possa per qualcuno giustificare dieci anni di Bellaria ...?). Povero, e contaminato (lontano dal rigore obbligato della “povertà”) il “momento Bellaria” può adesso forse puntare ad essere, oltre che “rassegna”, un punto archimedeo da cui con leggerezza far “levare” in aria proposte invenzioni urli di immagini. Senza mai cadere nel ruolo terribile evocato in un film bellissimo di Ozu (nel 1932, sessant'anni prima), il ruolo del “Padre” che i figli vedono fare il giullare nel filmino familiare dell’industriale suo datore di lavoro. (Il giorno dopo padre e figli tristissimamente “si riconciliano”; noi vorremmo rimanere non riconciliati). Il titolo del film è Sono nato, ma ...
Concorso Anteprima
- Alzati e cammina di Alessandro Antonini, Maurizio Margherito
- Amori furtivi di Nicola Cometti
- Arturo perplesso davanti alla casa abbandonata sul mare di Marilisa Calò
- L'attesa di Vittorio Rifranti
- Bernie e Michele di Giorgio Comaschi
- La bolletta di Sandro Baldoni
- La casa rossa di Roberta Brambilla
- Che ore sono di Francesca Frangipane
- Cuore nero di Umberto Cantone
- Il dono dei magi di Valerio Andrei
- Ex scuola fossante di Mattia Ruggeri
- Floyd di "La Chiesa dell’Elettrosofia"
- Gino chi l'ha visto di Stefano Giannuzzi
- Giornata di uno scrutatore di Stefania Foltran
- Ipocrites di Stefano Sollima
- Keep in touch di Thomas Herrmann
- Microfilm di Federico Ramundo
- Natura morta di Diana Kavaklyska
- Non è romantico di Giovanna Sonnino
- Nubi di Gianluca Maria Tavarelli
- Onde di Eriberto Andretta, Pierpaolo Antonello
- Poi dopo di Lucio Lionello, Alessandro Tannoia
- Rabbia di Gianni D'Angelo
- Risotto di Amedeo Fago
- La scocciatrice di Luca Faggioli
- Un sogno perso di Pasquale Scimeca
- Sono già morti di Stefano Milla
- Totem-s di Grazia Licari, Alessio Slossel
- Tramonti di Werner Eckl
- L'uomo dei guanti di Cristiano Bortone
- Vacchi, ragazzi! di Maria Claudia Rossi
- Il vecchio dentro di Antonio Rezza
- Vera di Francesca Ghiotto
Premio casa rossa
- Notte di stelle di Luigi Faccini
- Gli ultimi giorni di Corso Salani
- Uova di garofano di Silvano Agosti
- Vito e gli altri di Antonio Capuano
Sguardi
Barrio chino di Morando Morandini jr., Gherardo Morandini
I colori della memoria di Damiano Tavoliere
Enrico del Piero - poeta del nostro secolo di Guglielmo Zanette
La fiera dell'identità di Danijel Jarc
INQUISIZIONE - Strumenti di tortura dal museo di criminologia medioevale di Milano di Claudio Centimeri, Walter Sabino