1995
Enti promotori
Comune di Bellaria - Igea Marina, Assessorato alla Cultura, Archivio del cinema indipendente italiano con il contributo di: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Regione Emilia Romagna.
Direzione artistica
Antonio Costa, Enrico Ghezzi, Morando Morandini, Roberto Silvestri.
Direzione orgomizzativa
Gianfranco Miro Gori
Segreteria e cataloghi
Andrea Menghi, Paola Gori, Anna Gradara.
Ufficio stampa
Marzia Milanesi.
Amministrazione e servizi tecnici
Saverio Gori.
Presentazione
“Il cinema è una grande festa e un gioco inimitabile” diceva François Truffaut. Ma è un gioco rigoroso, che si realizza in una forma precisa, la quale richiede consapevolezza delle possibilità che lo strumento e l'oggetto del gioco stesso intrinsecamente possiedono. Infatti l'occhio della macchina da presa può diventare una sorta di apprendista stregone, che dà vita ad una realtà nuova, dove il dato osservato perde la propria apparente oggettività per diventare altro da sé, potenzialmente generatore di un mondo inusitato. Il cinema allora si può intendere come una particolare semiologia della realtà, che comunica un pensiero e una visione della vita. Esso nasceva cento anni fa e le prime produzioni furono a carattere documentario, coerente con il clima positivistico che pretendeva di potere analizzare oggettivamente la realtà. Sono bastati pochi anni, tuttavia, per comprendere che lo sguardo, mediato dalla lente, trasforma le cose, le definisce più nettamente ole deforma, oppure restituisce loro un senso che sfugge al distratto rapporto quotidiano con esse. Proprio grazie a queste intriganti implicazioni il cinema, come la poesia, può svelare le pieghe più nascoste della manifesta rappresentazione delle cose. Esso può smascherare le contraddizioni di una civiltà capace di distruggere l'uomo e nutrire la coscienza critica di chi si oppone all'assopimento della volontà e dell'intelligenza. Tali peculiarità poetiche, estetiche e, più o meno inconsapevolmente, pedagogiche, sono sufficienti a giustificare l'impegno di una pubblica amministrazione in favore del cinema indipendente. Un settore al quale ha senso dedicare un festival, perchè favorisce la visibilità di una produzione che si realizza fuori dai circuiti miliardari dello star-system. Anteprima non fissa standard di durata, accoglie tutti i tipi di film, perché si propone prioritariamente di valorizzare l'idea, l'originalità della visione, il segno forte di un pensiero sul mondo. La rassegna è un'occasione importante per un giovane che voglia cimentarsi nella realizzazione di un film e che, rimanendo escluso dal mercato del cinema ad alto budget, vedrebbe mortificata la propria creatività e, con essa, l'affermazione del proprio modello di umanità. A dimostrazione di ciò va detto che quest'anno ha partecipato al festival di Cannes il regista Gianni Zanasi, che ha, come referenza precedente, il Gabbiamo d'argento, vinto a Bellaria nel 1993 con il film Le belle prove. Un problema, comunque, che un amministratore si deve porre, quando sceglie di destinare investimenti ad un progetto, riguarda il riscontro che questo ha sulla comunità e sul paese. Credo che la rassegna di Anteprima debba sviluppare occasioni anche nel corso dell'anno bellariese, spesso pigro e monotono: il successo delle proiezioni promosse dall'Archivio del cinema indipendente italiano nei primi mesi del 1995 è un indice che guarda in questa direzione. Come l'edizione del 1994 aveva reso un omaggio particolare a Berardo Bertolucci, quella del 1995 festeggia i trent'onni de I pugni in tasca di Marco Bellocchio, un film che ha molte delle caratteristiche del cinema “giovane”: esso esprime la rabbia, il desiderio di ribellione, che connotano da sempre il rapporto frale generazioni. Un film che esprime un'analisi lucidamente radicale sulla condizione umana e, attraverso l'atto di rivolta esasperato del protagonista, confessa le contraddizioni di una società che ha perduto i suoi valori tradizionali e le sue certezze perbeniste e benpensanti. Il titolo stesso rimanda ad una passione contenuta, repressa, consumata nel proprio intimo, finché non esplode in tutta la sua potenza devastante. E questo non fa forse pensare ad un masso lasciato cadere da un cavalcavia su un'automobile o su un treno in corsa? Se il cinema può avere la forza di inquietare le nostre coscienze, dobbiamo offrire ai giovani l'opportunità di esprimere le loro emozioni dando voce alle loro utopie.
L'Assessore alla Cultura - Mara Garattoni
